Friuli, alto il rischio sismico.
(Oscar Puntel - puntel@lycos.com )

Dopo il terremoto del 1976, è cresciuta una paura in Friuli, quella per l’Orcolat. Ma con il mostro sarà necessario convivere, perché il Friuli è regione ad alto rischio sismico. Ecco le prove di uno studio internazionale.


Il Friuli, e il Nordest più in generale, è regione ad alto rischio sismico. La conferma viene anche da uno studio internazionale, il Global sismic hazard assestment project (Gshap), vale a dire Progetto di pericolosità sismica globale. Una ricerca mondiale, durata 5 anni e che ha coinvolto più di 500 ricercatori, e che ha portato alla creazione di una super mappa geografico - statistica che rappresentasse il rischio di pericolosità sismica di tutto il globo terrestre di qui a 50 anni.

La rete friulana
Il francobollo italiano e della regione adriatica, su quella carta, è stato apposto dall’Istituto di oceanografia e geofisica sperimentale di Trieste.
Nato sulle ceneri dell’ex osservatorio sismico del 1938, consta, dal 6 maggio 1977, di una rete sismometrica con 15 stazioni di rilevamento dipanate su tutto il territorio regionale con alcune rappresentanze anche in Veneto. Le loro strumentazioni trasmettono i dati raccolti al dipartimento di sismologia dell’Istituto nella sede di Udine.
"Con la nostra rete sul territorio registriamo tutti i terremoti che si verificano in Italia e nel mondo, anche se, per esempio, un terremoto dal Giappone dev’essere abbastanza forte perché le nostre apparecchiature lo avvertano" spiega Dario Slejko, sismologo del suddetto istituto e project leader per l’Italia del progetto Gshap. Ogni volta che si verifica un terremoto abbastanza forte, le onde sismiche compiono il giro della crosta terrestre ripetute volte e perciò questa vibrazione viene registrata dagli strumenti per ore e ore.
Lo studio mondiale ha inglobato le ricerche svolte dalla stazione regionale. Già alla metà degli anni novanta, il dipartimento della protezione civile, nell’ambito di un progetto CNR, aveva commissionato una carta di pericolosità sismica dello stivale, cioè la quantificazione di tipo probabilistico di qual è la vibrazione attesa di tutti i punti della penisola italiana. Dopo questo lavoro, ultimato e consegnato a fine 1996, si è passati allo studio della regione balcanica e di quella più generalmente definita adriatica.

Friuli sismico
Scartabellando archivi e analizzando i dati registrati dai sismografi, la regione Friuli – V.G. è uscita come la più sismica nel panorama dell’Italia settentrionale. Slejko commenta: "Tutto il settore orientale dell’arco alpino, cioè la zona di contatto con le dinaridi, è sismicamente molto attivo. Lì infatti si sono manifestati grandi terremoti in passato, per esempio quello del 1348 ricordato come terremoto di Villach oppure quello del 1511 che colpì sia Gemona che Idrija, in Slovenia, e poi il terremoto del 1976".
Il Friuli ha comunque un grado di sismicità ridotto rispetto a regioni come Calabria o Sicilia. "Pensiamo – continua il ricercatore triestino - che il sisma del 1976, se non è l’evento massimo possibile per questa regione, è molto vicino ad esserlo".
Pedemontana più a rischio
In regione la zona sismicamente più attiva è la pedemontana. Lì da un punto di vista geografico, le montagne sono in formazione, in seguito alle spinte orogenetiche di due placche. Ancora Slejko: "La spinta è generata dalla microplacca adriatica che, con una rotazione antioraria, urta contro la placca europea. Parte della cerniera fra questi due sistemi viene a trovarsi proprio nella zona pedemontana alpina friulana: dal Cansiglio a Gemona per proseguire, oltre confine, fino a Bovec. E’ in questa fascia che i terremoti sono più forti e più probabili".


www.taicinvriaul.org


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