Terremoto nella notte, paura in Friuli
(Maurizio Cescon)

Alle 4.18 di ieri una scossa di 4,9° Richter ha fatto tremare la terra per 15 lunghissimi secondi

È stato il sisma più violento da 25 anni a questa parte. Molta gente si è riversata in strada in Carnia e nel Gemonese


Il terremoto ha ridestato gli incubi del Friuli nel cuore della notte di San Valentino, dopo 25 anni e 9 mesi dal 6 maggio ’76, quando l’Orcolat cancellò mille vite e distrusse per sempre una civiltà. Alle 4.18 di ieri i sismografi hanno registrato una scossa di magnitudo 4,9 della scala Richter (settimo grado della scala Mercalli), la più forte e violenta da un quarto di secolo a questa parte. L’epicentro è stato localizzato a una profondità di circa 12, 13 chilometri sotto il monte Sernio, che si trova tra Moggio Udinese, Amaro e Tolmezzo, in Carnia. Il movimento della terra è stato ondulatorio e sussultorio e la scossa, preceduta da un sordo boato, è stata avvertita, in montagna e nella zona del Gemonese, per una quindicina di secondi. Gli strumenti dell’Istituto nazionale di Geofisica e dell’Osservatorio geofisico sperimentale di Udine hanno registrato il fenomeno per otto minuti, mentre poi lo sciame sismico ha fatto registrare altre 15 scosse, una delle quali di magnitudo 2,8 della scala Richter, alle 5.45 del mattino.
Il sisma è stato avvertito in tutto il Friuli Venezia Giulia, in Carinzia, in Slovenia e nel Veneto orientale, provocando ansia e paura. Per fortuna non sono stati segnalati danni gravi agli edifici, nè feriti o vittime. Unica eccezione la storica abbazia di Moggio (risale al XV secolo) che è stata chiusa, in via precauzionale, in quanto le volte presentano preoccupanti crepe. Nell’edificio sacro è crollata al suolo una grande statua in gesso del Cristo Redentore, cara ai fedeli del posto, che si era salvata dalla furia del terremoto del ’76. Nella scuola media di via Battisti a Tolmezzo sono state effettuate ieri mattina delle verifiche strutturali, che hanno ritardato di due ore l’ingresso in aula dei 375 studenti. La struttura scolastica ha comunque risposto bene: si è avuta solo l’espulsione di intonaco in prossimità dei giunti di dilatazione. A Piano d’Arta e ad Amaro qualche vecchio edificio, non ancora ristrutturato o già pericolante, ha subito danni. Caduti, in diversi comuni, cornicioni e comignoli, quadri ai piani alti delle abitazioni, pezzi di intonaco e suppellettili. Per qualche minuto, al momento della scossa, è saltata la corrente elettrica, mentre le linee telefoniche non hanno mai subito interruzioni.
Decine di volontari della protezione civile e moltissime squadre di vigili del fuoco dei vari distaccamenti della provincia, oltre a un elicottero, sono stati subito impegnati per sopralluoghi nella zona. «La situazione può ritenersi sotto controllo – ha detto Andrea D’Odorico, dei vigili del fuoco di Udine, che per tutta la giornata ha coordinato i vari interventi –. Le uscite sono state una decina, ma nessuna famiglia è stata evacuata». Controlli pure in un edificio a Sutrio e in una palazzina a Tolmezzo. A Caneva e a Priula è crollata parte di un camino.
La paura tra la gente è stata comunque tanta. I carnici e anche molti friulani (soprattutto a Udine e nel Cividalese) sono stati svegliati di soprassalto. In molti si sono riversati nelle strade, in piena notte. Le luci delle case sono rimaste accese fino all’alba: i più, con il cuore in gola, non se la sono sentita di tornare a dormire: il ricordo di quanto accaduto il 6 maggio del ’76 è ancora troppo forte. Poi, quando si è capito che il peggio era passato e che tutto sarebbe finito lì, è tornata la calma.
Gli esperti, comunque, gettano acqua sul fuoco ed evitano paragoni con le scosse del ’76. Il Friuli è, in termini tecnici, una zona di compressione tra zolle, quindi è abbastanza normale che su questo territorio si sviluppino dei terremoti, a intervalli regolari. Ma catastrofi come quella del 6 maggio si verificano, secondo il parere dei geologi, solo a intervalli di secoli, mentre sono più frequenti movimenti abbastanza forti, simili a quelli dell’altra notte, però non distruttivi. Da qualche mese l’attività sismica era a livelli minimi, quasi insignificanti. Adesso, per un certo periodo di tempo, ci sarà una sismicità sostenuta, ma che non dovrebbe causare problemi alla popolazione. Basti ricordare che, ogni anno, il Centro di riferimento di Udine registra circa 350 terremoti di magnitudo superiore a 2 gradi sulla scala Richter.


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