Gemellaggio tra Resia e Sauris all’insegna delle tradizioni culturali
Gli scolari studiano il Carnevale

Carnevale come affermazione di una cultura. Questo il senso dato al carnevale nelle valli di Resia, dove i bambini delle elementari hanno riscoperto le "Babece", ossia le maschere brutte. La scuola ha indetto, in collaborazione con quelle di Sauris, un progetto: scuole in rete, che unisce gli istituti dei paesi dove vivono minoranze culturali e linguistiche. Il tema di quest’anno, a Resia, è stato appunto la riscoperta delle "Babece", una maschera che era stata sostituita da quelle rese più famose dai cartoni animati. «Mentre la bella maschera, la "Bila maskira", rimane un simbolo molto forte nella nostra vallata - ha raccontato una maestra - si era persa la figura della maschera brutta».
Ecco quindi i bambini partecipare attivamente al loro carnevale, anche ieri con l’uccisione e il rogo del "Babac", in costumi tradizionali. Un’anteprima è stata inoltre vissuta venerdì grasso, quando le scolaresche si sono incontrate con quelle di Sauris. Qui, grazie allo scambio delle informazioni sui rispettivi carnevali, si sono scoperte affinità e divergenze. Affinità nel denominare le maschere, in entrambi i paesi, belle e brutte, di avere un re, il "Babac" ed il "Kehirar", divergenze nell’apprendere che mentre a Resia il carnevale era aperto a tutti, a Sauris ai bambini un tempo era vietato parteciparvi. Un espisodio, anche questo del carnevale, che si aggiunge alle altre attività della scuola a tutela del patrimonio linguistico e culturale dei territorio di appartenenza.


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