Torna la vecchia Carnia, Liariis nella memoria di Bianca Agarinis Magrini
((Bianca Agarinis Magrini da La ostaria del Peck)

In trasferta l’ultimo appuntamento dei Colonos: alla serata partecipano anche gli anziani del luogo con i loro ricordi

Due erano i personaggi di cui si parlava tanto, ma con molta prudenza. Uno era un doppio: la signorina Erker, padrona della cartiera che nessuno vedeva mai perché abitava a Corno, e il suo Direttore. Questo doppio personaggio aveva in pugno l'esistenza materiale di tante persone per cui bisognava essere cauti nel nominarlo e non esporsi più di tanto soprattutto da quando si cominciava a sentir parlare di "sindacato" e di "1° maggio".
A un certo punto si è diffusa la voce che la cartiera licenziava. E alcuni sono stati licenziati. Se n'è andato anche il papà di Gianni che oltre a "partigian" era diventato "socialist" e "sindacalist". Era un po’ troppo per resistere nella cartiera di quegli anni anche per un duro come lui. In quei giorni il clima nell'osteria e in tutto il paese si era fatto pesante, c'era poca voglia di bere e di cantare! I più accaniti continuavano a bere per non pensare e taluni, nei fumi dell'alcool, trovavano il coraggio di dire quello che pensavano e di "porconare" contro i padroni e i preti che li affiancavano.
L'altra persona di cui tanto si parlava in era il prete. Naturalmente era un prete contro i partigiani e i comunisti, ma che stava molto volentieri in osteria in compagnia a bere un bicchiere. Gli scappava di dispensare qualche benevolo ammonimento ai parrocchiani che colle bestemmie non andavano per il sottile neppure in sua presenza, o con quelli in odor di eresia politica. Queste prediche in osteria, pur fatte bonariamente, erano un po’ fuori luogo e io ricordo con fastidio quelle che dispensava a me con zelo e costanza. Quando lo vedevo entrare avrei voluto scappare. "No ti ai veduda a mesa prima... parcè non vestu mai a dutrina.. tu laras tal infier ... un ucelut a mi à det che tu as rispuindut mal a to nona...». Ma la cosa che più mi mandava in crisi e creava tensione tra me e mia mamma era che venivo regolarmente ripresa, davanti a tutti i clienti dell’osteria, ogni volta che m trovava in pantaloni: quelli alla "sciatora" d’inverno e quelli corti d'estate. «Viot che tu fas peciat ... tu das scandul ... tu vigneras a confesati ... i ti scomunichi...». E io via in cucina da mia nonna a piangere e prendermela con mia mamma che si ostinava a farmi mettere i pantaloni perché comodi d’estate per andare per i prati e caldi d'inverno. Ma mamma, su certe cose, era emancipata per i suoi tempi e l'osteria poi le dava una visione della vita abbastanza pragmatica, per cui, ridendo, mi diceva «tu tufas ce chi dis iò ... ìò i soi to mari no il predi».
Durante gli infuocati periodi elettorali dei dopoguerra quando il prete entrava in osteria c'era molto disagio. Il clima era pesante, le liti scoppiavano per un nonnulla, bastava un'allusione e la presenza del prete di allusioni ne provocava tante soprattutto quando, bevuto il suo taglietto, se ne andava.
La tensione preelettorale la percepivo oltre che nell’osteria anche in cucina dove mio padre si ritirava per non essere coinvolto in discussioni compromettenti, perché non ne poteva più di sentire furbi e voltagabbana, e per fare commenti che era opportuno restassero in fanúglia. Quand’era a quattr’occhi con mia madre allora sì che si sfogava e quanto gli stavano sullo stomaco quei democristiani che per altro erano degli ottimi clienti, sindaco in testa!
Il clima era così teso che il giorno delle votazioni i locali pubblici avevano l'obbligo di chiusura per evitare risse. E io ricordo con gioia, anche se vi era ben poco da gioire, quelle elezione in cui, grazie al "Governo" mia mamma ha chiuso l'osteria e si è concessa un giorno intero di vacanza con me mentre mio padre faceva lo scrutatore e mio fratello era in collegio a Udine. Assieme a zia Costanza e alle mie cugine siamo andate "tal luc di Zoratti" a fare un bella merenda. Finalmente una giornata con mia mamma lontane dall'osteria, all'aria aperta con "la recoaro e il chinotto" e con tutte le prelibatezze portate da mia zia Costanza, che in fatto di dolci era imbattibile.
C'erano dei giovanotti che avevano avuto il coraggio di aderire alla causa dei "Sol dell'avvenire" e, peggio ancora, a quella di "Togliatti". Si davano un gran da fare per difenderle e sostenerle, sia dentro sia fuori dell'osteria, nonostante l'ostracismo della nutrita cricca dei super clericali e conservatori. E ci voleva un bel coraggio per mettere la bandiera rossa, il 1° maggio, sulla finestra di casa. "Franco da coperativa" e "Remo da Cela" ce l'avevano. E non basta, si divertivano anche un mondo a creare scompiglio tra i benpensanti suonando con il grammofono collegato a un gracidante altoparlante, l'uno dalla finestra della sua casa di Ovaro l’"Inno dei lavoratori", l'altro, dall'opposto versante della vallata, rispondeva con "Bandiera Rossa". Sono tutti usciti dall'osteria, increduli, per accertarsi se fosse proprio vero quello che stavano ascoltando. Io non capivo il perché di tanto scandalo per una così bella musica, né capivo perché quel giorno si facesse festa dal momento che non si andava a messa e non ci si vestiva da festa. Lo scandalo è stato grande, passi quello sconsiderato di Franco che dopotutto era pur sempre figlio di "scior Roman da coperativa" e fratello di Bruno, "un studiat e socialist di Nenni", e prima o poi avrebbe messo la testa a posto, ma quel Remo! "Quello era un esaltato e chissà che fine avrebbe fatto di quel passo".
A me erano tanto simpatici tutti e due. Franco veniva spessissimo in osteria, per incontrare gli anúci, che per lo più non la pensavano come lui e simpatizzavano con quella "fiamma tricolore" che tanto innervosiva mio papà, ma si sa quando si è giovani la voglia di divertirsi è tanta che si può anche chiudere un occhio! Capitava che qualche volta la facesse un po' troppo lunga e allora il giorno dopo il fratello "socialist di Nenni", entrando nella stanza in cui lavoravano assieme, diceva: "se impii un furminant a ciapa fuc la stanza..." non servivano altri commenti, era stato detto tutto e per qualche giorno Franco spariva dalla circolazione. E quel Remo sarà anche stato un "comunist", ma io non potevo dimenticare quella volta che aveva dato un passaggio a me e a una mia zia, da Liariis a Ovaro, sulla giardinetta con cui andava in giro per i paesi a vendere dolciumi e liquori. Lo spazio era ristretto per cui mi ha sistemata dietro tra due sacchi di caramelle al miele Ambrosoli. E tragitto era breve, ma io devo essere riuscita a mangiarne tante che da allora non ho mai più toccato una caramella al miele.

L’osteria dei Peck rivive per una sera

Era proprio brutta l’osteria dei Peck: piccola, fumosa e démodé, ma aveva conosciuto un tempo di grandi splendori; quel tempo coincise con la mia infanzia». Inizia con queste parole il delicato racconto in cui Bianca Agarinis Magrini rivive, lungo il filo della memoria e con gli occhi di quando era bambina, il variegato microcosmo della Val Degano. Sarà presentato con il titolo L'osteria dei Peck, sabato, alle 20.30, nell'ex latteria di Liariis, in comune di Ovaro, a conclusione delle serate In file organizzate dall'associazione culturale Colonos. La pubblicazione è stata curata dal Menocchio.
Dopo l'introduzione di Angelo Battel, responsabile della biblioteca e della cultura per il comune di San Vito al Tagliamento, l'autrice leggerà il racconto con il coinvolgimento degli anziani dei luogo, i cui ricordi arricchiranno un mosaico che l'intera comunità può ricostruire con un processo vivo di rivisitazione del passato. A ravvivare la memoria contribuirà con le sue musiche il Trio Donada. La serata è stata organizzata in collaborazione con la cooperativa di Liaries e con il comune di Ovaro.
Per chi volesse partecipare alla cena che procederà l'incontro e che è organizzata dal Blitz Bar sempre nella sala della ex latteria, l'appuntamento è alle 18.45, previa prenotazione telefonica allo 0433-67047. Parteciperanno alla serata anche molti friulani: un pullman partirà da piazza Venerio, alle 15, in modo da permettere anche una visita guidata della zona e in particolare della cartiera di Ovaro che è tuttora operativa. Per prenotazioni telefonare ai Colonos (0432-764912).


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