Da Pozzo: «La montagna deve fare un’offerta unica»
(Gino Grillo)

Il commissario dell’Apt della Carnia: dobbiamo fare turismo coinvolgendo i privati di tutto il territorio

Mentre in Regione si discute sull’adozione del nuovo assetto dell’Azienda di promozione turistica, in montagna si discute sul futuro del turismo sotto questa nuova veste. La Carnia sarà il primo territorio della regione ad analizzare, infatti, il 14 marzo, nelle sale dell’Agemont di Amaro, assieme al presidente della Giunta regionale, Renzo Tondo, all’assessore al turismo Dressi, con il collega della Provincia Sette, il nuovo assetto del turismo in regione.
La Carnia prevede il cambiamento. Le infrastrutture che reggevano il comparto turistico apparivano ormai logore, superate, lasciando spazio anche a delle critiche e lamentele. La nuova normativa regionale prevede che le Apt, divenute Aiat, si occupino solamente dell’accoglienza in loco del turista gestendo gli aspetti statistici e le piccole manifestazioni di intrattenimento locale. La promozione e la commercializzazione del prodotto turistico nel senso suo più lato sarà demandato invece a una società d’area gestita dai privati con l’apporto di enti pubblici. «Un passaggio – ha dichiarato Paola Schneider, rappresentante degli albergatori della Carnia – è auspicato dove l’operatore economico privato dovrà prendere decisioni in prima persona. Non ci saranno più alibi né possibilità di protestare, perché d’ora in poi le scelte non saranno più effettuate da organismi del pubblico, ma dai diretti interessati». Più perplessità sono avanzate invece sulla tempistica dell’adozione di questa nuova direttiva. «E’ un cambio repentino, che avrebbe necessitato di un passaggio più graduale». Anche Gianni Da Pozzo, presidente dell’Ascom e commissario dell’Apt della Carnia, di cui fu anche il primo presidente, concorda che ci sarà maggiore difficoltà a convincere tutti gli operatori a occuparsi per proporre il prodotto turistico della montagna. Ciò anche per la mancanza di grossi imprenditori che permettono grandi apporti finanziari che la montagna non possiede. «Queste nuova realtà, siano esse società d’area o consorzi di secondo grado, dovranno raggruppare attorno a sé un gran numero di imprenditori e di idee». Oltre agli imprenditori turistici tradizionali (tour operator, agenzie turistiche e albergatori) si dovrà trovare l’assenso di tutte quelle associazioni di categoria e dei commercianti e degli artigiani, sino agli industriali «grandi operatori locali che possono avere un ritorno di immagine».
«Ormai – prosegue Da Pozzo – è da molto che la montagna ha capito che non si può fare turismo senza coinvolgere tutto il territorio. Il turismo non ha senso se non si parla di un’offerta economica integrata». E già da qualche tempo la proposta turistica della Carnia si chiama "Villaggio Carnia", con non solo i posti letto, ma con tutto ciò quello che il territorio può offrire sotto tutti gli aspetti. A gestire questa prima fase di cambiamento di assetto turistico saranno chiamati i Consorzi servizi turistici, già uniti sotto il marchio di Carnia welcome, che prossimamente adeguerà con una nuova sottoscrizione il capitale sociale, anche con l’apporto finanziario di quelle categorie economiche sin qui escluse ai minimi richiesti dalla normativa per poter divenire una vera e propria società d’area.


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