L’abbraccio di Camporosso a Gabriella Paruzzi
(Roberto Calvetti)

Bandiere tricolori e striscioni fai da te accolgono l'eroina di Salt Lake City: ĒGrazie, vi ho sentiti sempre viciniČ

La Paruzzi ha festeggiato l'oro olimpico tra la sua gente prima di partire per una nuova sfida


CAMPOROSSO – Gabriella è ormai lontana. In Finlandia, che ieri ha festeggiato la Kalevala, la propria epopea nazionale, ma con sè ha portato il ricordo dell’abbraccio affettuoso della propria gente. «Anche questo mi dà la forza di ripartire» diceva mercoledì sera la campionessa olimpica.
Una giornata davvero speciale quella vissuta a Paruzziland. L’ex Saifnitz (con la t, precisano), che fino a domenica era Camporosso, ha voluto tributare il suo omaggio alla donna che è riuscita a compiere l’impresa della vita regalandosi e regalando alla sua gente una medaglia d’oro che splende il doppio e che verrà ricordata anche lontano da questo paese di frontiera. E’ la medaglia dello sport pulito, quella che ha segnato una sconfitta del doping. Onore, dunque, a Gabriella che Camporosso ha adottato da poco più di tre anni da quando, lasciata la natia Fusine, ha preso marito.
E’ festa di gente di montagna, spontanea, senza cose inutili. Il programma è semplice: la regina esce dall’albergo Spartiacque, quartier generale del tifo "paruzziano" (mercoledì tutti a chiedere la tessera del Fans club, e Gino Baron, il presidente, costretto a ripetere: mi dispiace, sono finite ma le stiamo ristampando...), sale su un cocchio trascinato da due cavalli e comincia la sfilata attraverso il paese. Davanti i "Duganirs" con la loro musica, le bandiere (tricolore, della regione, del Coni), gagliardetti (dei Veterani sportivi di Tarvisio, dello Sci Cai Monte Lussari e dell’Us Monte Coglians di Forni Avoltri). Sono le sei del pomeriggio, c’è ancora luce, e camminando lungo la via centrale ci si accorge di quanto sia bello questo paese che senza interventi maldestri ha saputo conservare la propria fisionomia: le ristrutturazioni dei privati, una nuova via, il marciapiedi che si farà sul lato destro, ridanno una nuova immagine di Camporosso a chi, molte volte, distratto e in fretta l’aveva attraversato in automobile.
Dai bar e dalle locande che incastonano via Centrale escono gli avventori e sono applausi scroscianti al passaggio di Gabriella. Tante bandiere tricolori, striscioni fai da te. La canonica appare subito troppo piccola per accogliere le mille e più persone che sono venute a salutare la campionessa olimpica. Chi non riesce a entrare resterà all’aperto ad aspettare. Il sindaco Franco Baritussio, ex discobolo, ha la voce rotta dall’emozione mentre sintetizza i sentimenti di una comunità. «Gabriella è una ragazza che può insegnare tanto ai nostri ragazzi» dice, tra l’altro, prima di chiudere perchè «non riesco ad andare avanti». Non si perde in lunghi discorsi neppure Antonio Martini, presidente del Consiglio regionale, che sottolinea la «pulizia» della vittoria della tarvisiana. Tocca poi ai Duganirs: note e coro (stonato, dicono loro). Gabriella quasi arrossisce quando cantano Sul puint di Braulins (diventato Sul puint dal Wuom) dove "al’è passat il Baron e ti ha vjodute cori come un campion". A un certo punto tutti cantano. Un coro unico. Si commuove, Gabriella. «Sto vivendo le stesse emozioni provate domenica sul podio olimpico». Poi racconta a un publico muto la sua Olimpiade. «Speravo in una medaglia, in quella della staffetta che sulla carta sembrava la più facile. E’ andata, però, come sapete. Pazienza, mi sono detta, faccio la "trenta" e torno casa. Poi, l’oro. E’ una medaglia che ho vinto anche grazie a voi e al vostro sostegno. Nel successo di un atleta, credetemi, contano molto anche i tifosi e voi il vostro affetto me lo avete fatto sentire. Grazie».
Un bouquet di fiori sigilla la festa. Lo consegna, non a caso, Silvia Rupil, figlia di Giampaolo, azzurro ai Giochi di Lake Placid dell’80, nuovo talento del fondo tarvisiano («Ha la stoffa per farsi largo e poi in famiglia ha un maestro che sicuramente saprà far emergere le sue qualità»). Infine, dalla terrazza della canonica, un saluto a chi è rimasto fuori. Una sola preoccupazione per Gabriella: «Tanti mi hanno telefonato e scritto, a casa ho una montagna di telegrammi. Vorrei rispondere uno ad uno, ma devo già ripartire. Per il momento dico a tutti: grazie».


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