Filologica. Autorità e studiosi a Gemona. Fontanini: «La legge 482 è uno strumento formidabile per la sua promozione»
(Nicola Cossar)

«Lottiamo per la nostra lingua» Appello di Marzio Strassoldo
al congresso della Filologica friulana


Nella Gemona capitale del terremoto, ma anche testimone di un’orgogliosa e paradigmatica resurrezione, il Friuli si prende per mano e abbraccia idealmente tutti i propri figli e fratelli sparsi per il mondo: è un fortissimo richiamo alle radici e alla memoria. In un teatro Sociale gremito come non mai, quelle mani silenziose che si stringono – fra le autorità sul palco, fra i soci e fra i tanti amici intervenuti al 78¼ congresso della Filologica – vogliono significare solidarietà al popolo americano in questi tragici momenti in cui i rumori di guerra mettono a repentaglio le fin troppe sicurezze del mondo occidentale: la nostra gente non potrà mai dimenticare gli immediati e generosissimi aiuti americani dopo il 6 maggio 1976. Un Friuli chiamato a nuove sfide per difendere e promuovere la propria lingua, la propria storia, la propria cultura. L’appello di Marzio Strassoldo, presidente della Provincia di Udine, è ineludibile: «In questo momento storico, la Società filologica friulana ha una grande responsabilità: la difesa e la promozione della lingua – compito-missione per il quale è nata – sono l’unica vera giustificazione della specialità della nostra Regione. Di questo tutti dobbiamo essere consapevoli, istituzioni e cittadini. E qui chiamo tutti a svolgere un ruolo attivo perché la nostra lingua ritorni nelle città, perché i bambini imparino fin da piccoli il friulano e perché i genitori si adoperino per l’insegnamento della lingua nelle scuole. Il regolamento di attuazione delle legge 482 (pubblicato il 13 settembre) è uno strumento formidabile e un’occasione irripetibile per tutta la nostra cultura, ma sono le famiglie a dover chiedere che i ragazzi studino il friulano come materia. Vi chiamo tutti a uno sforzo corale, storico, affinché il sogno dei nostri padri diventi una realtà concreta in tempi brevi». Un discorso politico di grandi profondità e importanza, che ha trovato il pieno sostegno di tutte le altre autorità. L’onorevole Pietro Fontanini ha aggiunto: «Abbiamo finalmente una legge che ci consente di preservare una cultura straordinaria in un mondo dove globalizzazione e massificazione sembrano tagliare troppe lingue. Di questa nostra particolarità – protetta finalmente da una normativa ad hoc – dobbiamo essere orgogliosi e da qui, dal congresso della Filologica, deve partire il nostro impegno per il Friuli di domani, fondato sui sogni, sui progetti e sulla memoria. La nostra gente deve ricordare non solo la storia, ma anche gli amici che le sono stati vicini nei momenti del bisogno: quell’America che corse immediatamente in soccorso del Friuli terremotato ora ha bisogno di sentire il nostro affetto». E l’affetto è stato testimoniato – su invito del presidente Pelizzo – da quel minuto di silenzio in cui tutti, ma proprio tutti, si sono presi per mano creando una grande invisibile catena che unisce anime e culture, lingue e percorsi diversi. Di questo Lorenzo Pelizzo si è detto orgoglioso, perché la cultura è fatta d’incontri, di relazioni, di confronto: «L’esempio degli anni della ricostruzione – ha ribadito – è seminale, perché ha compattato persone e istituzioni, paesi e città, uniti in uno slancio di rinascita epico. Oggi abbiamo bisogno di altre rinascite e la Filologica sarà una delle protagoniste di questa nuova stagione di sfide». Le sfide e i progetti hanno bisogno di partner sintonizzati: «L’amministrazione regionale – ha detto il vicepresidente del consiglio Matteo Bortuzzo – deve stare più vicina alla Filologica, con interventi e finanziamenti più adeguati al suo fondamentale impegno culturale». L’università friulana, intanto, ha fatto già la sua parte. Il prorettore Mauro Pascolini: «L’università è presente a Udine, a Pordenone, a Gorizia, a Cormòns, a Gemona e presto, speriamo, anche a Tolmezzo e a Cividale. È diffusa e radicata nel territorio, collabora con la Filologica e con le istituzioni, attenta al mondo che cambia e al percorso sociale e culturale di questa terra». E poi l’affetto di Gemona, dove la Filologica è tornata in congresso dopo 35 anni. Allora a presiedere i lavori fu il senatore Guglielmo Pelizzo, stavolta suo figlio Lorenzo, emozionato e orgoglioso di quest’invito che i politici – al di là dello schieramento – hanno voluto rivolgere ai friulani per vivere tutti insieme, e senza retorici atteggiamenti, una nuova stagione in cui passato e futuro diventino una sola cosa. Il sindaco Virgilio Disetti non ha mancato di ricordare che Gemona 25 anni fa è stata testimone di una tragedia immane, ma anche di una «gloriosa resurrezione», passata attraverso la volontà della gente, la sensibilità degli amministratori (a ogni livello) e la generosità di amici provenienti da tutto il mondo. «E in questi anni anche il ruolo della Filologica è stato importante: ha rappresentato un riferimento, una bussola, per la nostra gente, una certezza che la storia e la lingua non sarebbero andate perdute». E Malika Cavan, infine, ci ha fatto capire che questo attaccamento alle radici porta sempre buoni frutti. La nostra Miss Friuli nel mondo, madrina del congresso, prima di tornare in Belgio (la famiglia è alessina di borgo Oncedis) ci ha salutati così in marilenghe: «Il bellissimo impegno della Filologica per la cultura e la lingua friulane è anche il mio. Sono orgogliosa del fortissimo legame che ho con questa terra. Questi valori li terrò sempre nel mio cuore, li difenderò e li trasmetterò ai miei figli».

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