Filologica: «Valorizzeremo lingua e tradizione anche sul web»
(Nicola Cossar)

Il presidente Lorenzo Pelizzo parla dell’impegno per il passato e dei progetti per un futuro di sfide da vincere

La Filologica si incontra e si confronta nella Gemona di Pre Bepo Marchet (uno dei grandi saggi della friulanità, cui finalmente la sua città ha dedicato una via). Lo fa con un piglio nuovo, più dinamico e moderno, restando però fedele ai principi-humus in cui è nata e cresciuta e che sono oggi come ieri la colonna portante del suo impegno in favore della cultura e della lingua friulana. Alla guida della Sff in questa stagione ricca di sfide – e non soltanto culturali – c’è Lorenzo Pelizzo, che, pur essendo presidente da pochi mesi, ha già impresso una sensibile accelerazione all’attività della benemerita associazione in termini di dinamismo gestionale ed organizzativo, mettendo inoltre in cantiere una serie di iniziative di estremo interesse. – Dottor Pelizzo, questo di Gemona è il suo primo congresso da presidente. Con che spirito si appresta a viverlo? «Sono nella Filologica da sempre, fin dagli anni in cui mio padre Guglielmo era il presidente, e per 15 anni ne sono stato il tesoriere. In questo senso non mi sento un esterno, tuttavia vivo questa vigilia con un po’ di tensione, ma forse servirebbe un termine diverso per descrivere il mio stato d’animo. Sa perché? I miei predecessori erano tutti illustri, molto spesso degli studiosi di fama; io sono diverso, vengo da realtà diverse: ci accomuna però l’amore per il Friuli e questa è una fondamentale garanzia di qualità e di continuità del lavoro al servizio della Filologica. Questo spirito lega me e tutti i componenti dell’ufficio di presidenza, che voglio dinamico e partecipe, in grado di pianificare senza rapporti troppo verticali, privilegiando la collegialità fin dall’ideazione di un progetto. Così ci siamo mossi anche per preparare il 78° congresso e di questo lavoro sono soddisfatto». – Quali saranno i momenti centrali del congresso? «Essenzialmente due: la presentazione del numero unico su Gemona e del sito Internet. Come dire tradizione e progresso che si sposano armonicamente e con successo. Glemone, curata da Enos Costantini, vuol anche essere un omaggio alla capitale del terremoto e al volano della ricostruzione. Preservare e far conoscere il passato, le radici, resta il nostro impegno principale. Poi, la sfida del presente e del futuro: il sito Internet darà molte risposte, più informazioni, collegamenti ottimali con i friulani di qui e del mondo. Sentiranno più vicina la loro terra e di questo siamo particolarmente orgogliosi». – I tragici fatti americani hanno riproposto con forza il senso della sofferenza, della solidarietà, della condivisione e della rinascita. Gemona, per certi versi, questi momenti li ha purtroppo già vissuti... «È vero, il terremoto è stato una grande tragedia per il Friuli. Non soltanto dal punto di vista fisico ed economico, ma anche sociale e culturale. Spesso ci sono stati troppi Friuli, che non capivano la necessità di compattarsi per essere più forti, per andare avanti, per costruire qualcosa di duraturo. Il terremoto ci ha insegnato questo, ma credo che anche oggi, pur in condizioni e scenari diversi, sia necessario ritrovare l’unione, la compattezza. Per esempio, in questi giorni è stata licenziata la legge nazionale sulle minoranze, uno strumento importante, fondamentale. La nostra regione, intanto, sta vivendo momenti di difficoltà economica ed istituzionale. C’è bisogno di compattezza anche in questo caso. La Filologica non fa politica ma – lo dico senza retorica — farà fino in fondo la sua parte perchè il Friuli, nel rispetto di tutti, sia più forte e unito». – La sfida di oggi è la caduta di tanti confini... «Un tempo si diceva Friuli dal Timavo al Livenza. Ma una cultura non ha confini: i friulani sono quelli che vivono qui come e quelli che vivono e lavorano nelle Americhe, in Sudafrica o in Australia, in Scandinavia o in Svizzera. L’identità di un popolo si misura in tante forme: non solo nella lingua, ma anche nell’arte, nell’architettura, nell’ambiente, nella testimonianza di un percorso di civiltà. Un bagaglio da non dimenticare, soprattutto in questi anni di sfide globali e, purtroppo, nuovamente cruente». – Presidente, passando ad argomenti più leggeri, perché una miss come madrina del congresso? «Malika Cavan, seconda a Miss Italia nel mondo, ma sicuramente prima come Miss Friuli nel mondo, mi ha colpito molto quando l’ho vista in tv. Pur vivendo a Liegi, in Belgio, ha salutato in italiano e in friulano. Mi è davvero piaciuto (e non sono il solo) questo orgoglioso e non formale attaccamento alle radici (la sua famiglia viene da Borgo Oncedis, a due passi da Alesso). Per questo l’abbiamo invitata: i figli dei nostri emigrati sono una speranza per la nostra cultura. E poi avete visto che belli questi figli?».

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