Il Friuli-Venezia Giulia tra lingue e dialetti
(Pier Carlo Begotti)

Carla Marcato firma il primo dei “profili” didattici che la casa editrice Laterza dedica alle regioni

La casa editrice Laterza ha avviato una nuova collana editoriale, curata dal glottologo Alberto Sobrero, dedicata ai Profili linguistici delle regioni e indirizzata principalmente, ma non esclusivamente, agli studenti del biennio delle superiori. È un contributo attivo che l’università vuole offrire alla scuola italiana, nell’ambito del nuovo ruolo assegnatole di formazione per gli insegnanti e di messa a punto di opportuni strumenti didattici. A inaugurare la serie è un volume dedicato al Friuli-Venezia Giulia, scritto da Carla Marcato, che insegna dialettologia italiana a Udine (con incarico anche a Venezia). L’autrice ha dato notevole prova di sé indagando sul campo molte varietà del Friuli e del Veneto, nomi di luogo, gerghi e linguaggi settoriali e giovanili, pubblicando molti saggi e contribuendo a opere generali di dialettologia e di toponomastica. Nel presente Profilo, pur agile nel formato, nella mole e nell’impostazione, Carla Marcato non ha tralasciato alcun aspetto della realtà friulana e giuliana, mostrando assoluta padronanza della materia, che già di per sé è complessa. Basta soffermarsi sull’indice, infatti, per restare stupiti osservando quanto articolata sia la regione dal punto di vista linguistico: non si evidenzierà mai abbastanza come solo in questa parte d’Europa si incontrino le tre famiglie germanica, slava e romanza, le prime due in minoranza numerica, la terza in prevalente maggioranza. Ma poi, analizzando più in dettaglio i tre gruppi, si scoprono ulteriori e notevoli differenziazioni: tutto sommato minime quelle relative al tedesco (varietà arcaiche collegabili al tirolese da una parte, al carinziano dall’altra) e allo sloveno (distinguibile in 7 sottogruppi, con la particolarità del resiano), mentre più profonde sono le ripartizioni nel neolatino. I dialetti più consistenti (per area di distribuzione e per numero di parlanti) sono quelli friulani, che l’autrice classifica in tre insiemi principali, il carnico (area montana udinese), il centro-orientale (area planiziale e collinare udinese e goriziana) e l’occidentale (area pordenonese e portogruarese), pur non mancando ulteriori varietà interne ai tre sistemi. A questi si aggiungevano, fino all’Ottocento, il tergestino e il muglisano, vale a dire gli scomparsi idiomi su base friulana di Trieste e Muggia. Seguono i dialetti veneti, differenti tra di loro, poiché si va da una fascia di orientamento trevigiano rustico o veneziano di terraferma a Ovest, al veneziano coloniale delle città (Udine e Pordenone), che a Trieste, Muggia e in parte Gorizia (per irradiazione da Trieste) ha avuto esiti particolari e originali, fino agli autoctoni bisiacco del Territorio di Monfalcone, maranese e gradese delle omonime isole. A Occidente, inoltre, esiste la fascia di transizione veneto-friulana. Un ampio capitolo descrive l’italiano regionale, vale a dire la forma che la lingua nazionale ha assunto nel parlato quotidiano e talora nell’uso scritto in Friuli, con esiti che tradiscono il sottofondo dialettale nella costruzione della frase, in molte espressioni e anche in determinate parole. È un fenomeno, questo, che solo di recente è divenuto materia di studio e approfondimento scientifico: pioniera in questo campo fu Andreina Nicoloso Ciceri, con un intervento del 1959, mentre un contributo determinante è venuto proprio dalle ricerche di Carla Marcato, che ha anche indagato il linguaggio delle ultime generazioni nella nostra regione e più in generale, analizzando per esempio i testi delle canzoni rap. Il volume comprende una opportuna sezione letteraria, che offre un saggio di prose, poesie, scritture tratte dalla tradizione orale, stese nelle varietà friulane e venete del Friuli e di Trieste; vi compaiono pure brani di Pietro Zorutti, Caterina Percoto, Pier Paolo Pasolini, Novella Cantarutti, Biagio Marin, Carolus Cergolj, ma anche autori giudicati minori, accanto a proverbi, villotte, modi di dire. La bibliografia, suddivisa per argomenti, è al tempo stesso concisa ed esaustiva. Ma questo e gli altri Profili non si fermano qui, vogliono essere uno strumento attivo di conoscenza e di approfondimento; un capitolo, infatti, dovuto ad Alberto Sobrero, invita a raccogliere le testimonianze, a trasformare studenti e lettori in indagatori e ricercatori di parole, frasi, brani, tradizioni, accenti, usi del dialetto e dell’italiano nell’ambito della famiglia, degli amici, dell’ambiente in cui vivono e operano. Vengono forniti i dati tecnici e i suggerimenti per meglio riuscire nel lavoro. In conclusione, la collana si presenta con un ottimo biglietto da visita, che è sì opera di alta divulgazione, ma che non tace i problemi tuttora aperti, per esempio riguardo alle origini e alla posizione del dialetto bisiacco (e del termine stesso che lo designa), che tanto ha fatto discutere gli studiosi. Carla Marcato riferisce i diversi punti di vista, preferendo soffermarsi sugli elementi a disposizione per una descrizione delle sue caratteristiche principali. Come in altri casi, il rinvio alla bibliografia orienta il lettore e lo pone nella condizione di poter valutare e scegliere.

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