Tolmezzo. Quattro miliardi per il museo
(Luca Coradduzza)

Accanto a palazzo Campeis sorgerà una nuova struttura. L’ampliamento era atteso da 10 anni

Avviato l’iter per l’appalto del primo lotto (2.400 milioni) per il Gortani


La giunta della Comunità montana della Carnia se ne va, ma in attesa del nuovo commissario il pr esidenet uscente Enzo Marsilio si preoccupa di assicurarsi che le attività in corso ed i servizi offerti dall'Ente non subiscano disguidi.
Così l'altro giorno Marsilio è stato ricevuto in visita di commiato dal presidente del consiglio regionale Antonio Martini, con il quale si è soffermato sulla pratica per la realizzazione del primo lotto a completamento di Palazzo Campeis, sede del museo etnografico carnico.
Si tratta di un'opera che prevede una spesa di 2 miliardi e 400 milioni circa, dei quali 2 miliardi e 100 ricevuti in contributo dalla Regione stessa ancora nel 1998.
La Comunità montana, con fondi propri, ha reperito la parte rimanente. Il progetto è stato approvato ed è iniziato l'iter per l'assegnazione dell'appalto.
Come si sa, il Museo di Tolmezzo, nel suo genere, è il piu importante in Europa dopo quello di Vienna ed il suo ampliamento è atteso da 10 anni per permettere una più razionale distribuzione delle sale che riguardano soprattutto la "vita del montanaro".
Per completare il Museo con la sistemazione dell'adiacente edificio ex Consorzio Agrario (lato nord) e ricostruire il fabbricato, sul lato opposto, demolito in piazza Garibaldi (il cui terreno, però, è di privati), mancano ancora altri due miliardi per i quali il presidente Martini ha suggerito, alla Comunità stessa, di avvalersi dell'ultima trance dell'ultimo riparto dei finanziamenti sulla ricostruzione.
Brutte campane, invece, per la definitiva sistemazione della Torre Picotta. L'impresa, infatti, pare non voler completare i lavori, come sembrava in un primo momento. Il presidente Martini, che nel '96 fu il promotore del finanziamento, ha suggerito all'Ente comprensoriale carnico di adire le vie legali perché, nel caso in cui l'opera non andasse a buon fine, ed essendo stato utilizzato un contributo finalizzato, la Regione sarebbe costretta al recupero della somma erogata nei confronti della Comunità montana stessa.
«Questo sarebbe un vero peccato - conclude Martini, - perché su quei lavori ha giustamente messo gli occhi anche la Sovrintendenza per i beni architettonici facendo capire che, se tutto non sarà messo a regola d'arte, neanche lei interverrà per il recupero e la fruizione di tutto il patrimonio archeologico di Torre Picotta e Pra Castello».

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