Trieste:Il Palazzo adotta la sua bandiera. E ai Comuni "impone"quelle delle minoranze

Il Friuli Venezia Giulia conquista la sua bandiera. A furor di popolo, con due soli contrari e tre astenuti, il parlamentino colma una sorprendente (e misconosciuta) lacuna e riconosce nel drappo azzurro con l'aquila d'oro appollaiata sulla rocca «il simbolo dell'unità e dell'identità regionale». Ma non basta: nel d-day della bandiera, nonostante l'irritazione di An che alla fine si oppone, il parlamentino concede alle minoranze slovena, friulana e germanofona il diritto a veder sventolare il proprio vessillo su comuni, province ed enti pubblici.
Il Friuli Venezia Giulia conquista la sua bandiera. Con due soli contrari e tre astenuti, il parlamentino colma una sorprendente e misconosciuta lacuna e riconosce nel drappo azzurro con l'aquila d'oro appollaiata sulla rocca «il simbolo dell'unità e dell'identità regionale». Sinora, infatti, la bandiera esposta a Palazzo (e non solo) era in qualche modo... abusiva: nessuna legge ne sanciva l'esistenza. «La Regione - ricorda Giorgio Baiutti, "papà" del provvedimento fresco d'adozione - aveva diritto al solo gonfalone e al solo stemma in virtù di un decreto Saragat datato 1968». Adesso, però, «allineandosi alle altre Regioni», il Friuli Venezia Giulia istituzionalizza il suo simbolo e ne diffonde l'uso: i cinque articoli, appena votati, impongono infatti a tutte le istituzioni un doppio obbligo. Quello di far sventolare l'Aquila tutte le volte in cui si espongono la bandiera italiana e quella europea. Nonché quello di collocare stabilmente la stessa Aquila al proprio interno. E giacché il vessillo costa, attingendo ai 150 milioni stanziati dalla legge, l'aula decide di regalare a tutti i comuni, province, comunità montane due drappi: l'uno, a uso esterno; l'altro, a uso interno.
Ma non basta: nel d-day dell'Aquila il parlamentino concede alle minoranze slovena, friulana e germanofona il diritto a veder sventolare la propria bandiera su comuni, province ed enti pubblici. A proporre l'articolo aggiuntivo - che non piace affatto ad An, rappresentando di fatto un «obbligo» per le istituzioni in cui vivono i gruppi linguistici minoritari - sono la comunista Bruna Zorzini e il leghista Matteo Bortuzzo. Con l'avallo dello stesso Baiutti. Risultato? D'ora in poi, in più di qualche edificio pubblico, si va per legge al tripudio di bandiere: dall'Aquila friulana all'Aquila regionale, dal tricolore alle stelline europee.

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