L’Onu pensa alla montagna
(Luciano Santin)

Le aspettative e i timori in una regione che è tra le più interessate al tema nel nostro Paese

Un anno interamente dedicato alle problematiche delle zone alte


Come nasce l'Anno internazionale delle montagne? In maniera piuttosto importante e ufficiale: per sensibilizzare la popolazione mondiale sui problemi della montagna, si muove addirittura l'Assemblea generale delle Nazioni Unite, accogliendo le indicazioni emerse alla Conferenza sull'ambiente svoltasi a Rio de Janeiro nel 1992 e al Mountain Challenges avvenuto nel Kirghysistan nel '96. La proclamazione del 2002 quale Anno internazionale delle Montagne, va ricordato dunque, non è l'Anno dell'Alpinismo. Ma quest'ultimo ci sta dentro tutto. L'inaugurazione è stata fissata per l'11 dicembre presso la sede dell'Onu a New York. Del Comitato italiano dell'Aim fa parte il Cai con altre importanti associazioni: Gruppo Amici della Montagna del Parlamento, Unione Nazionale Comuni Comunità Enti Montani (Uncem), Comitato Ev-k2-CNR, Fondazione Courmayeur, Museo Nazionale della Montagna "Duca degli Abruzzi, Filmfestival di Trento, Fondazione Angelini di Belluno, Federazione bacini imbriferi (Federbrim), Associazione governo e sviluppo dei territori montani europei (Aem), Associazione nazionale Alpini (ANA) e Federazione italiana sport invernali (FisiI). «L'Anno internazionale delle Montagne promuove la conservazione e lo sviluppo sostenibile delle regioni di montagna, assicurando così il benessere delle comunità montane e delle popolazioni di pianura», si legge nei documenti ufficiali. Dai quali si desume pure che «uno dei punti di forza dell'Aim è quello di stimolare riflessioni sul sistema montagna».
E proprio al fine di aprire i media a suggerimenti e dibattiti, è stato elaborato un sondaggio, realizzato con la collaborazione del Club Arc Alpin e dell'Associazione Italiana Giornalisti della Montagna. Il questionario verrà proposto ai lettori di varie testate giornalistiche particolarmente sensibili alle problematiche della montagna.
Come tutti i formulari a domande chiuse, presenta il difetto di poter essere inteso diversamente. Già sulla prima domanda, si potrebbe aprire un forum: quali attività turistiche e sportive, di grazia? E poi, le domande due e tre, si diversificano perché l'una attiene ai controlli, l'altra alla legislazione?
Comunque il questionario è questo. Riguarda cose importanti, specie per un territorio come quello del Friuli-Venezia Giulia che è in larga parte montuoso (abbiamo oltre il 20% dell'acrostico «Ma con gran pena le reca giù»), e presenta una forte vocazione alpino-alpinistica. A mo' di test, lo abbiamo sottoposto ad alcuni nomi notissimi di tutta la regione: uomini di cultura come Spiro Dalla Porta Xidias (presidente Gism), alpinisti e montanari (Sergio De Infanti), responsabili ed ex responsabili del Cai (Paolo Lombardo, Paolo Geotti, Tullio Trevisan). Abbiamo chiesto loro un voto di tipo scolastico, da uno a dieci.
Di Spiro, al momento di andare in macchina, ci accorgiamo di avere perduto la scheda, e lui è in giro per il mondo per la sua consueta attività di ambasciatore culturale del Cai. Ricordiamo però il voto massimo attribuito appunto alla cultura, e quello minimo per l'apertura alle pareti. Nonché un pessimistico voto di aspettativa generale: un 4 legato al fatto che, tra le iniziative "alpinistiche" messe in cantiere ci sono per ora - racconta il "grande vecchio" - l'illuminazione a giorno di alcune montagne, e la creazione di una simpatica mascotte pubblicitaria per l'Aim.
Il totale attribuisce la richiesta di massimo impegno alla cultura e alla qualità della vita per le popolazioni di montagna (9,5), seguono la tutela dell'ambiente (8,75) e il rispetto per l'autonomia dei valligiani (8,5), che risulta lievemente "frenata" a livello di voto per il rischio di conflitto proprio con la tutela della natura. Seguono il rispetto delle leggi (7,75) e la divulgazione su montagna e attrattive attraverso i media (7,5) che, a fronte alla richiesta di un'informazione più accurata e precisa, presenta anche il timore della pubblicità. Per la prevenzione e la sicurezza in montagna ci si aspetta abbastanza (7), ma si pensa che alla fine la situazione sia già abbastanza buona, in coda vengono la diffusione degli sport che non creano impatto (6,25), e gli incentivi all'attività sportiva e turistica. Staccatissima, in coda, l'accesso alle pareti (2,75), visto probabilmente come avanzata dell'arrampicata sportiva, e magari cavallo di Troia per altre intrusioni.
Anche se conta molto meno delle persone interpellate, il parere di chi scrive è sostanzialmente in linea con la classifica così stilata. E quello dei lettori?

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