Timau, Passo di Monte Croce Carnico.
Alpinista precipita e muore su una ferrata carnica.
(Sabrina Clama)

Elvio Cornacchini, 61 anni, di Cussignacco, è morto ieri mattina precipitando dal monte Celon. L’alpinista, che da alcuni mesi era in pensione, stava percorrendo con alcuni amici la ferrata Senza confini, il cui percorso si snoda lungo la frontiera italo-austriaca. L’incidente è accaduto quando il gruppetto stava terminando l’ultima parte del percorso. Cornacchini era il primo del gruppo e si stava arrampicando in un tratto difficoltoso. All’improvviso è scivolato, la corda non lo ha trattenuto e l’alpinista è precipitato per 300 metri. Uno del gruppo col telefono cellulare ha chiamato il 118. Gli operatori della centrale hanno allertato il Soccorso alpino austriaco, che è intervenuto con l’elicottero. Alle operazioni hanno partecipato anche gli uomini del Soccorso alpino del Cnsa delle squadre di Tolmezzo, Paluzza e della Guardia di finanza di Tolmezzo. Cornacchini quattro anni fa si era salvato in extremis in un incidente occorsogli sul massiccio dell’Ortles.

E’ accaduto sul monte Celon, nei pressi del passo di Monte Croce Carnico. Era assieme ad alcuni amici. Muore dopo una caduta di 300 metri La vittima è un alpinista di Cussignacco che è scivolato sulla ferrata «Senza confini»

Elvio Cornacchini, 61 anni, di Cussignacco, è morto ieri mattina precipitando dall'imponente vetta del monte Celon, a pochi chilometri dal centro abitato di Timau. L’alpinista, che da alcuni mesi aveva ottenuto l'agognata pensione dopo aver lavorato quarant’anni come autotrasportatore, da tempo aveva organizzato di trascorrere una piacevole giornata tra le montagne della Carnia con un gruppetto di amici. Aveva scelto come meta il monte Celon (2400 metri), una delle vette più belle ma tra le più difficile e impegnative che si trova tra il confine italiano e quello austriaco. Ma Cornacchini e i suoi inseparabili amici erano degli abili alpinisti e sapevano le difficoltà che avrebbero incontrato sul loro cammino. Così sono partiti da Udine verso le 6 di mattina per raggiungere il passo di Monte Croce Carnico, (1360 metri). Hanno parcheggiato le loro vetture nel piazzale, a pochi passi dall'unico ristorante della zona, e si sono incamminati lungo il tortuoso sentiero. Dopo aver camminato per circa mezz'ora si sono trovati dinanzi alla ferrata «Senza confini», chiamata in questo modo perché è situata tra l'Italia e l'Austria. L’incidente è accaduto quando il gruppetto stava terminando l'ultima parte della ferrata. L’alpinista udinese era il primo del gruppo e si stava arrampicando in un tratto difficoltoso. All'improvviso Elvio è scivolato, la corda che lo sosteneva non ha retto al violento impatto ed è caduto a salti, il suo corpo ha sbattuto tra una roccia e l'altra, per 300 metri. La morte è stata istantanea sotto gli sguardi impotenti e sgomenti degli amici. Uno di loro non si è fatto prendere dal panico e col telefono cellulare ha chiamato verso le 10.30 (ora della disgrazia) il 118. Gli operatori della Centrale hanno allertato il Soccorso alpino austriaco, i quali sono intervenuti con l'elicottero. Alle operazioni hanno partecipato anche gli uomini del Soccorso alpino del Cnsa delle squadre di Tolmezzo, Paluzza e della Guardia di Finanza di Tolmezzo. «Verso le 11.30 eravamo sul luogo della disgrazia - racconta Alberto Cella, che opera nel Soccorso alpino della Guardia di Finanza - è stata una scena straziante. L'alpinista aveva delle brutte ferite, probabilmente ha perso i sensi e non si è reso conto di quello che stava accadendo. Non è stato un soccorso difficile, i nostri colleghi austriaci dopo aver accertato la morte di Cornacchini lo hanno imbragato sulla barella e trasportato con l'elicottero in Austria, probabilmente nella cella mortuaria di Mauthen. Una delle cause principali di questa caduta mortale è che l'alpinista ha affrontato la ferrata senza un'adeguata attrezzatura sottovalutandone la difficoltà e la pericolosità. E’ probabile, poi, che si scivolasse - prosegue il soccorritore -. La pioggia, che era caduta copiosa la sera prima, aveva creato una patina che probabilmente si era conficcata sotto gli scarponi di Cornacchini». «Se si fosse imbragato - afferma Cella - Cornacchini non avrebbe fatto quella fine cruenta. Probabilmente si sarebbe fratturato un braccio, una gamba o forse ne sarebbe uscito illeso. Anche i suoi amici, molto turbati dall'accaduto, erano privi di imbragature. Abbiamo riaccompagnato gli alpinisti al Passo di Monte Croce erano sotto choc». Nonostante il dolore e la sofferenza per la perdita di un caro amico sono saliti in macchina e hanno oltrepassato il confine austriaco per raggiungere la cella mortuario.

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