Tolmezzo. Panini a sbafo, 29 denunciati alla Seima.
(Chiara Carella)

Consumati caffè, bibite e alimenti per 60 milioni. Perquisizioni a Tolmezzo, Arta e Sutrio Maxi-inchiesta, ricaricavano le chiavette magnetiche con i soldi contenuti nei distributori automatici

Si sono riforniti di caffè, bibite, panini dalle macchinette automatiche senza spendere neanche un centesimo. Avevano, infatti, scoperto un sistema che permetteva loro di ricaricare le chiavette magnetiche. Il trucco, però, è stato scoperto dai carabinieri. Ventinove le persone denunciate a piede libero per vari reati, che vanno dalla ricettazione al furto. Si tratta di dipendenti della Seima Italiana, una delle aziende leader a livello internazionale nel campo della fanaleria per auto, la cui sede è nella zona industriale di Tolmezzo. Gli inquirenti hanno accertato che, in un paio di anni, sono stati consumati a sbafo panini e bibite per 60 milioni di lire. Tre dei denunciati, ritenuti gli ideatori e gli esecutori materiali – B.S., 40 anni, di Tolmezzo; L.C., 33 anni, di Arta Terme; D.D.C., 30 anni, di Sutrio – devono rispondere di furto aggravato e continuato in concorso fra loro. Per gli altri 26, invece, l’accusa è di ricettazione. La vicenda è venuta alla luce in seguito a una denuncia-querela presentata alla magistratura dalla ditta Bano di Tolmezzo, che è proprietaria delle macchinette collocate nei diversi reparti della Seima Italiana per fornire un servizio ai dipendenti e ai visitatori dell’azienda. I responsabili della ditta concessionaria avevano scoperto che non c’era corrispondenza fra le consumazioni e i soldi che venivano recuperati dalle cassette interne. Ogni giorno mancava qualcosa, fino a che le somme sono diventate sempre più cospicue raggiungendo, complessivamente, secondo una stima fatta, nientemeno che 60 milioni di lire. Com’era possibile che sparissero tante consumazioni senza che le macchinette venissero manomesse? E, infatti, i distributori automatici erano intatti. Le indagini dei carabinieri del nucleo operativo della Compagnia di Tolmezzo, durate un paio di mesi, hanno chiarito tutto quanto. In pratica, tre dipendenti della Seima avevano un passe-partout grazie al quale riuscivano ad aprire gli sportelli delle macchinette in cui sono custodite le cassette con i soldi. Prelevavano monete e banconote e, semplicemente, ricaricavano le chiavette magnetiche. I tre devono aver usato questo trucco prima per se stessi, poi, però, hanno cominciato a condividere la cosa con altri compagni di lavoro e l’imbroglio si è allargato a macchia d’olio. Fino a coinvolgere, come si diceva, complessivamente 29 persone. Gli altri dipendenti, avendo avuto notizia che si potevano caricare le chiavette “gratuitamente”, ne hanno approfittato consegnando le proprie ai tre, i quali, a quanto pare, senza pretendere nulla in cambio gliele riconsegnavano, come per magia, caricate con venti, trenta mila lire. I carabinieri sono certi che tutti fossero a conoscenza del fatto che i soldi venivano prelevati dalle cassette degli stessi distributori automatici. Nelle abitazioni dei tre denunciati per furto sono scattate le perquisizioni, che hanno permesso di recuperare numerose chiavette e altro materiale che confermerebbe il loro coinvolgimento.

Solo voci nello stabilimento dove lavorano 600 dipendenti «L’azienda non c’entra»

I denunciati sono tutti dipendenti della Seima Italiana, ma l’azienda non c’entra nulla, assolutamente nulla nell’indagine dei carabinieri del nucleo operativo della Compagnia di Tolmezzo. Mettono subito in chiaro questo punto nello stabilimento dell’azienda del Gruppo Seima, che si trova nella zona industriale del capoluogo carnico. D’altra parte è proprio così. Nel senso che la vicenda riguarda esclusivamente un gruppo di dipendenti (i 29 denunciati) e la ditta proprietaria dei distributori automatici di panini, bibite e caffè installati nell’azienda. «Siamo a conoscenza – spiegano alla Seima Italiana – di una denuncia-querela presentata dal fornitore del servizio di ristorazione. Poichè non siamo la parte più direttamente interessata o in causa, non sappiamo molto di più. Possiamo soltanto dire che c’è un’istruttoria in corso e che abbiamo fiducia nella magistratura». I furti sono stati commessi in tutte le macchinette che si trovano nei vari reparti dello stabilimento, una dozzina di distributori automatici che forniscono bibite, acqua, caffè, panini e altri generi alimentari.La Seima Italiana, una delle aziende leader a livello internazionale nel campo della fanaleria per auto, ha 600 dipendenti e nel 2000 ha avuto un fatturato di 130 miliardi.Su una superficie totale di 76 mila metri quadri di cui 28.700 coperti, trovano posto 48 presse ad iniezione, 2 impianti di metallizzazione, 1 magazzino a gravità, 4 impianti di verniciatura a flusso, 2 aree di produzione a flusso integrale, 1 impianto di metallizzazione con ciclo super rapido a flusso.

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