Battistero paleocristiano scoperto a Ovaro
(Angela Di Maggio)

La vasca battesimale è nella chiesa di San Martino. I primi scavi in zona sono cominciati dieci anni fa. Casuale e straordinario rinvenimento in aperta campagna: «Si aprono nuovi capitoli di storia»

Uno straordinario reperto archeologico risalente al periodo Paleocristiano è stato ritrovato ad Ovaro, nella Chiesa di San Martino.
Si tratta di un battistero, di rilevante importanza storica.
Un esame iniziale del ritrovamento avrebbe consentito di stabilire la data a cui farlo risalire e anche se, non ci sono certezze, si è pensato al v secolo.
I "primi sondaggi" nella zona sono partiti nel 1991, ma solo dall’estate del 2000 si sono avute le prime intuizioni che hanno indotto i coordinatori dei lavori a procedere alle operazioni di scavo al di sotto del pavimento della Chiesa di san Martino.
Il risultato è stato il rinvenimento di questo grande complesso rurale, avvenuto nel giugno del 2001.
La dottoressa Aurora Cagnana, direttrice del Museo nazionale di Cividale, riferisce quale sia stata la molla che li ha spinti a "scoperchiare" il pavimento della Chiesa: «Nei sondaggi occasionali avevamo ritrovato dei pezzi di muratura non regolari, ma di forma poligonale. Questo ci ha fatto pensare subito alla presenza di un battistero. Ovviamente avevamo bisogno di scavare e trovare la vasca battesimale per avere la conferma. Sulla base di questi elementi si è proceduto alla fase che prevedeva lo "scoperchiamento" del pavimento della chiesa e al di sotto è stata ritrovata la vasca battesimale integra ».
Questo è sicuramente un elemento nuovo insieme al fatto che il grande complesso di culto è stato rinvenuto in aperta campagna e non in città.
Infatti, sottolinea la dottoressa Cagnana: «Ritrovamenti del genere solitamente non avvengono nelle zone rurali, ma in città».
Come lo spiegate allora?
«Si è pensato alla diffusione del processo di cristianizzazione nell’ambito rurale e soprattutto al modo in cui essa avveniva. Il ritrovamento della vasca battesimale comunque spiega tutto».
Nelle operazioni di scavo, iniziate da un pò di tempo, come già detto, gli operatori hanno potuto disporre dei fondi del Comune che ha contribuito con 30 milioni, elargiti negli ultimi due anni, quando gli scavi si sono intensificati.
Nel coordinare i lavori, rilevante è stata anche la collaborazione della Sovraintendenza ai beni culturali e ambientali e della dottoressa Serena Vitri che è una studiosa del periodo proto-cristiano e responsabile del piccolo museo di Zuglio.
Preziosa la disponibiltà dei sacerdoti della Pieve che hanno acconsentito a far sollevare il pavimento.
La dottoressa Cagnana sottolinea che: «In questa zona erano già stati effettuati altri ritrovamenti, come strutture murarie e sepolture, sia all’interno che all’esterno. Questo resto archeologico però rappresenta una novità proprio per il luogo in cui è stato ritrovato: aperta campagna appunto.
Alle operazioni di scavo hanno partecipato gruppi di studenti di archeologia provenienti da tutta Italia, non solo gli studenti udinesi, che si sono organizzati in due campi scuola.
I lavori comunque proseguiranno fino al 30 luglio.



Buora: «Qui la nuova frontiera archeologica»
(A.D.M.)

«E’ un ritrovamento di grande importanza. A seguito di questa scoperta la Carnia ritorna ad essere la nuova frontiera dell’archeologia visto che ultimamente era stata un pò dimenticata». Questo è quanto afferma il dottor Maurizio Buora, archeologo e Conservatore dei Civici Musei di Udine.
Il dottor Buora conferma la tesi della dottoressa Cagnana, non solo in relazione alla rilevanza della scoperta, ma anche perchè il tutto è emerso in una zona in cui è difficile ritrovare questo tipo di complessi archeologici. Soprattuto è difficile trovare dei reperti risalenti a questo particolare periodo storico.
Infatti, afferma Buora: «Il rilevamento di un battistero e della vasca battesimale in quell’area dimostra la presenza di luoghi di culto svincolati dai grossi agglomerati urbani». «Il ritrovamento della vasca battesimale - dice ancora Buora - indica che il ruolo della Chiesa in queste zone era molto forte se consideriamo che a quei tempi non si poteva il battessimo non poteva essere praticato ovunque». Nel frattempo gli scavi proseguono anche all’esterno della Chiesa di San Martino, infatti è di pochi giorni fa la notizia del rilevamento lungo le mura di tre absidi e di una grande lastra contenente un sarcofago.


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