Le malghe in affitto agli austriaci
(Gino Grillo)

Gli allevatori d’Oltralpe pagano prezzi più convenienti. La questione sarà discussa a Ovaro
Roberto De Prato ha proposto la creazione di un fondo per sostenere coloro che presentano ricorso al Tar «Dopo gli allevatori della pianura padana, anche gli austriaci ci fanno abbandonare le nostre malghe in Carnia». Questo lo sfogo di Roberto De Prato, che con la moglie gestisce una della tante -o poche ormai- aziende agricole della montagna friulana.
Roberto pone il dito su una piaga aperta da quasi un lustro: l’affitto delle malghe di proprietà dei Comuni non più a equo canone ma a rialzo. Una questione che verrà dibattuta ad Ovaro, oggi, in occasione della presentazione del Mondo delle Malghe. Alcune sentenze hanno dato ragione agli allevatori locali: le malghe devono essere date ad equo canone. Invece, per il meccanismo degli incentivi, anche europei, gli importi degli affitti delle malghe sono saliti alle stelle. Quello che ha fatto arrabbiare, ancora una volta, De Prato, è l’affitto di malga Pal Piccolo, nel Comune di Paluzza, assegnata a un allevatore austriaco per la somma, pare di 24 milioni più spese, per un periodo di tre anni. Viene così spodestato Sergio Zanier, di Sezza di Zuglio, che aveva presentato una offerta per circa la metà del collega austriaco. Zanier non potrà più pascolare le sue 40 mucche in quota, ma dovrà accontentarsi della malga privata di Val Castellana di Cleulis, mentre sugli 80 ettari di Pal Piccolo e di Pal Grande di Paluzza pascoleranno mucche straniere. Problemi di subaffitti e di introduzione di animali dall’estero: queste le paure degli allevatori locali, che accusano accordi per portare, in sub affitto, sui pascoli di Pal Piccolo, pecore di allevamenti trevisani. I malghesi locali stanno scomparendo dalla Carnia. Questo il timore espresso da Michele Mizzaro della Coldiretti di Tolmezzo che annuncia una indagine per valutare quanti ne rimangono ancora.
«Il problema degli affitti ad equo canone è un problema annoso - accusa Mizzaro-. Minoranze e maggioranze si sono alternate al governo della Regione, ma le situazioni non cambiano nè sembra possano cambiare a breve termine».
I Comuni accusano le direttive che impongono loro a dare in affitto i loro beni al miglior offerente, ma Mizzaro spiega che è pur vero che i prezzi dell’equo canone per le malghe sono piuttosto bassi, «ma non ci si può adeguare ai prezzi austriaci». Contro queste assegnazioni, non ad equo canone, all’allevatore rimane solamente la via del ricorso al Tar. «Un iter troppo lungo -replica De Prato- che costa anche qualche milione a chi lo propone». Non sentendosi troppo sostenuto neppure a livello sindacale, De Prato propone un’autotassazione da parte di ogni allevatore, per intraprendere la via del ricorso altri tribunale amministrativo regionale. «Se ognuno mettesse 100 mila lire -conclude-, si potrebbe creare un fondo sufficiente per ricorrere al Tar contro quei Comuni che non affittano le loro malghe in quota ad equo canone».


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