Il ritorno dei carnivori
(Oscar Puntel)

A volte ritornano. E spesso si lasciano pure vedere. Chi saranno mai? Sono i grandi carnivori. Orso, lince, lupo e sciacallo. Diversi esemplari sono stati avvistati sulle montagne friulane. Sono ritornati, per la gioia degli ambientalisti e la disperazione degli allevatori. Se sappiamo che ci sono, lo dobbiamo anche alla continua attività di monitoraggio del Corpo forestale dello Stato, che vaglia pure le testimonianze di terzi e pone le sue esche per il controllo delle specie che transitano sul territorio friulano.
L'arco alpino regionale è ormai più che una casa per l'orso. Su di lui, si sono raccolte circa 70 schede in due anni di lavoro. Avvistato anche da escursionisti e cacciatori, ogni anno si conta la presenza di almeno cinque individui. Stima aleatoria e che può cambiare continuamente, viste le caratteristiche eco - etologiche della specie che lo portano a compiere anche 40 chilometri al giorno, in un ipotetico ping – pong fra Italia e Slovenia e Italia e Austria. La presenza stabile di questa specie si registra nelle Valli del Natisone e sulle Prealpi Giulie, la zona delle Prealpi Carniche pordenonesi, dal Ciaurlec al Consiglio, e della Alpi Carniche centrali, da Creta di Timau a Monte Cavallo. Altri territori si connotano come zone di transito o per il letargo invernale, come Casera Razzo e Mediana. La condizione è molto dinamica e diversificata: zone come le Valli del Natisone e le Prealpi Giulie vedono una frequenza relativamente intensa di specie femminili con cuccioli al seguito, zone come il tarvisiano vedono l’alternarsi di presenze frequenti e segnalazioni episodiche. Luogo comune vuole che l’orso sia pericoloso per l’uomo. Ma la diceria da film americano è presto stanata: “L’orso non rappresenta un pericolo per l’uomo” racconta Stafano Filacorda del Dipartimento di scienze della produzione animale dell’Università di Udine. “Ma non si è mai sentito di orsi che volontariamente attaccano gli uomini. Se ciò si verifica, lo fanno solo per difesa. E’ naturale che una femmina voglia difendere i propri cuccioli, per questo è meglio non avvicinarsi. Sono invece particolarmente aggressivi, ma per ragioni alimentari, gli orsi che provengono dalla Slovenia. Qui i cacciatori usano esche di carne per attirare le loro prede. Gli orsi preferiscono attaccare gli allevamenti, ma in regione non registriamo attacchi a ovini da due anni”.
E’ difficile rilevare la presenza della Lince. C’è, comunque. Lo testimoniano le tracce lasciate sulla neve e sulle carcasse degli ungulati, il cibo preferito di questa specie. La lince è un animale molto elusivo. Grazie alle sua capacità di cacciare animali allo stato selvaggio, evita attacchi su bestiame domestico e si rende di conseguenza poco visibile all’occhio umano. A questo si aggiunge poi la possibilità di confondere le sue tracce con quelle di specie canidi. Le segnalazioni che lo riguardano si estendono su Alpi Carniche settentrionali, Caravanche, Prealpi Carniche meridionali e Prealpi Giulie, all’interno del parco regionale. La lince c’è, ma è difficile stimare il numero degli individui presenti sul territorio.
In passato Matajur, Colovrat, zona del Cansiglio e di monte Longa erano il territorio dominato da sua maestà lupo. Oggi due segnalazioni su questa specie sono state fornite, ma mai verificate, in prossimità delle malghe di Mersino – Matajur e della foresta di Tarvona, nelle Valli del Natisone.
Cinque schede ed una testimonianza diretta hanno registrato il ritorno dello sciacallo. Le segnalazioni si riferiscono alla zona di Arta, del Cansiglio e del Carso Goriziano. Monitorato dal Corpo Forestale anche il “Re delle Quaglie”, uccello rarissimo, inserito nella lista rossa delle specie a rischio di estinzione, la cui presenza segnalata da anni in regione è stata oggetto di un particolare censimento lo scorso anno, che verrà ripetuto anche nel 2001.
“Tutte queste specie rappresentano una ricchezza per il bagaglio faunistico della nostra regione” racconta Filacorda. “In un ecosistema completo abbiamo dei predatori che sono pochi e che rappresentano la cima di un’ipotetica piramide. Per continuare a vivere necessitano di tante prede. Queste strutture a piramide compongono l’integrità di un ambiente naturale. Ne costituiscono un pregio, in termini di biodiversità”.


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