Storie di soldati nei graffiti sulle rocce carniche
(Adriano Gransinigh)

A Monte Croce una mostra sulle iscrizioni incise durante i combattimenti
della Grande guerra


Il confortante rifiorire di studi tendenti a mettere nella giusta luce il grande contributo offerto dall’Italia nella Prima guerra mondiale (1915-1918) e la recente legge promulgata dal governo per salvaguardare i cimeli e i manufatti bellici più significativi ancora esistenti sui campi di battaglia in quel conflitto, hanno trovato l’associazione “Amici delle Alpi carniche” già proiettata, grazie all’impiego di benemeriti volontari, nella realizzazione di quanto è stato sancito dal nuovo strumento legislativo. In particolare hanno già preso corpo a Timau, alla testata della Val But, un monumento alle portatrici carniche; un museo storico che sviluppa il tema “La zona Carnia nella Grande guerra” e che è in grado di fornire agli studiosi una biblioteca specializzata; un “museo all’aperto” in corrispondenza del Freikofel e del Pal Grande, in fase di avanzata realizzazione, in sistema con l’analoga struttura realizzata dalla austriaca “Dolomitenfreunde” sul Pal Piccolo; un convegno annuale per l’illustrazione di pubblicazioni di storia militare e la trattazione di argomenti particolari di grande interesse.  Com’è noto, il conflitto sul fronte carnico ha assunto, fin dall’inizio, la configurazione propria della guerra di posizione, attestandosi soprattutto in corrispondenza dell’importante via di accesso del passo di Monte Croce Carnico. Conseguentemente, il permanere per lungo tempo nei trinceramenti, o nei ricoveri avanzati imposti dalle particolari modalità operative, o dall’inclemenza del tempo, hanno spinto i combattenti a esprimere al meglio le potenziali capacità artistiche e artigianali realizzando opere abitative dotate di ogni possibile comodità per fronteggiar ele difficoltà derivanti dal severo ambiente montano della Carnia. Così alpini, genieri, fanti, bersaglieri e artiglieri, in gara fra loro, nelle pause fra un combatimento e l’altro, impiegando l’abbondante materia prima presente in loco (una pietra calcarea grigia talvolta con le caratteristiche del marmo), realizzarono un complesso di strutture molto articolato, adibito a comandi tattici, magazzini, ricoveri, refettori, posti di medicazione, trinceramenti (anche a due piani), cimiteri di guerra con artistiche cappelle e obelischi che oggi sono ancora in quota, a sfidare il tempo. Oltre a queste opere maggiori, spesso completate con artistiche lapidi riportanti i fregi dei reparti e artistici bassorilievi, sulle pareti rocciose delle posizioni, coperti da strati di muschio o fra il groviglio dei cespugli cresciuti irregolarmente, sono rintracciabili numerosi segni lasciati dai combattenti che sono meritevoli di essere recuperati, o quantomeno fotografati, per essere offerti in visione ai numerosi appassionati di “militaria” ma non in grado di raggiungere i luoghi del conflitto. Numerosi sono quindi i graffiti incisi sulle rocce, spesso testimoni dello stato d’animo di questi combattenti, capaci quindi di trasmettere precisi, inconsci messaggi. Sul Carso, sulle Alpi Giulie, sui monti della Carnia è facile imbattersi in queste manifestazioni dei combattenti, specialmente ora che questi monti sono stati esplorati da benemeriti appassionati, ai quali si deve il delicato lavoro di pulizia e di ricupero fotografico: Lucio Fabi per il Carso, Antonio e Furio Scrimali per il Carso, le Alpi Giulie e Carniche, Lindo Unfer, direttore del museo storico di Timau, per i monti che fanno capo al Passo di Monte Croce Carnico. In particolare i ritrovamenti di Lindo Unfer, opportunamente fotografati e riprodotti, integrati da una cospicua serie di semplici, ma utili lavori eseguiti per rendere più sopportabile il lungo tempo trascorso in linea (grattugie, tazze, posate, tegami per le caldarroste, portaritratti, accendini, pipe e bocchini, giochi di carte e di dama, eccetera), hanno consentito di predisporre una mostra che sarà sicuramente apprezzata com’è già avvenuto in passato per altri soggetti. La mostra – ne siamo certi – contribuirà a rivitalizzare una pagine di storia non troppo lontana, costata agli italiani tanti sacrifici. Il rispolverare queste toccanti testimonianze sarà come richiamare in vita – seppure per un attimo – i combattenti che ne sono gli autori. La mostra, realizzata nella casermetta della Guardia di finanza del passo di Monte Croce carnico, intitolata al maggiore Macchi, sarà inaugurata sabato 30 e resterà aperta fino al 17 settembre.

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