Le ex miniere attrazione turistica
(Gino Grillo)

Tolmezzo. Intanto la Comunità montana organizzerà una mostra della durata di tre mesi. Un progetto per valorizzarle commissionato alla Cooperativa naturalista Gortani

L’estate 2001 in Carnia sarà caratterizzata dalle miniere. L’assessorato alla cultura della Comunità montana della Carnia ha commissionato alla Cooperativa naturalista Michele Gortani di Udine uno studio teso a valorizzare le realtà minerarie del territorio montano. I risultati di questo lavoro sono stati presentati all’assessore Flavio De Antoni, neosindaco di Comeglians, che ha anticipato come da agosto palazzo Frisacco di Tolmezzo ospiterà, grazie alla collaborazione del Comune tolmezzino, una mostra su “La Carnia e le sue miniere. Geologia, storia e tradizioni”.  «Le miniere – ha detto De Antoni – hanno svolto un ruolo importante nel nostro territorio. Vogliamo valorizzare questo aspetto sia da un punto di vista storico che culturale, coinvolgendo la gente carnica, ma siamo sicuri che si incuriosirà anche il turismo culturale».  Una mostra che rimmarrà aperta per tre mesi. Poi De Antoni conta di trovare alla rassegna una sede permanente. «Non entreremo in competizione con le iniziative dei vari Comuni, ognuno dei quali potrà predisporre la messa in sicurezza delle gallerie del proprio territorio e farvi entrare il pubblico – ha sottolineato l’assessore –. Il nostro compito si esaurirà nella organizzazione della mostra, che avrà un supporto tecnologico, un cd-rom da distribuire agli interessati e una serie di cartellonistica da installare nei siti interessati. Terminata la parte scientifica, lasceremo alle singole realtà locali gestire lo sfruttamento turistico culturale degli scavi e delle varie infrastrutture ancora visibili».  Un progetto che vuole coinvolgere anche sponsor privati. «Stiamo contattando degli istituti bancari per cercare di sopperire alla mancanza di fondi pubblici – spiega De Antoni –. Gli attuali trasferimenti da Regione e Provincia, in attesa della riforma degli enti territoriali locali, non ci lasciano programmare e progettare questi interventi sul territorio con la dovuta tranquillità finanziaria». Le miniere prese in considerazione sono quelle di Comeglians, di Timau e del Plan di Paluzza, di Cludinico di Ovaro e altre minori, aperte generalmente sino alla fine della seconda guerra mondiale, dalle quali si estraevano principalmente rame e argento e che davano lavoro a migliaia di carnici, richiamando mano d’opera anche dal di fuori. Quella del Monte Avanza a Forni Avoltri, invece, è stata riaperta recentemente, grazie all’interessamento di alcuni industriali di Sassuolo, per ripristinare la costruzione di ceramiche, tipiche dei tetti della val Degano, ma anche questa attualmente chiusa.


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