Il rilancio delle terme
(Oscar Puntel)

Ne è passata di acqua sotto i ponti da quel 1885, quando Giosuè Carducci passava le sue vacanze in Carnia, ad Arta Terme. Allora il comune rustico era assai conosciuto nell’Italia settentrionale e alla sua fonte pudia arrivavano anche da molto lontano. Oggi la popolarità è calata ma le terme rappresentano ancora un’attrattiva per turisti e abitanti della Carnia, soprattutto nel periodo estivo. Proprio con queste premesse storiche e culturali, forse per ritornare ai fasti di un tempo, l’amministrazione comunale di Arta Terme ha attuato un progetto di rilancio dell’intero complesso termale. Un progetto studiato e proposto dalla Friulia S.p.A., la finanziaria della regione, basato su una serie di interventi infrastrutturali, fra cui l'ampliamento dello stabilimento termale esistente ed il recupero dell’ex “Albergo Rossi”, che dovrebbe diventare complesso ricettivo a 5 stelle. Costo del primo investimento 15 miliardi, altri 14 per il secondo.
Perché questo rilancio?
“Le terme di Arta sono un'istituzione consolidata e assieme a Grado costituiscono l’offerta termale della nostra regione,” spiega Daniela Peresson, assessore alla cultura di Arta Terme “attorno alle sue acque benefiche, questa località ha costruito negli anni una serie di servizi complementari che oggi ne fanno uno dei poli turistici più importanti per l'economia regionale, qualifica che le consente di aspirare ad un'ampia coesione d'intenti nel promuoverne il rilancio”.
Il flusso turistico verso questa località presenta una forte concentrazione soprattutto nel periodo estivo. Dal 1995 al 1999, Arta ha mantenuto un flusso di presenze con alti e bassi, ma sostanzialmente sempre stabile. Altrettanto è stato il flusso degli arrivi. In entrambi i casi è stata rispettata una tendenza generale del movimento turistico, ovvero la riduzione della durata della vacanza. I principali fruitori del servizio termale sono utenti regionali, con qualche non disprezzabile presenza extra regionale. Il turista sceglie questa località perché è calma, non è un grande centro cittadino e poi perché d’estate si sta freschi. In questi ultimi anni inoltre il mercato si è evoluto e la domanda di termalismo ha assunto una connotazione più ampia che comprende, oltre all'aspetto prettamente sanitario, anche l'estetica e il wellness. Il rilancio delle Terme passa anche attraverso il cambiamento delle richieste dell’utente. Quando si parla di terme, oggi, si parla anche di fitness, fisioterapia e sport. Ne consegue la necessità dell’adattamento dei locali, di nuove strutture, pena la perdita di una cospicua fetta di mercato.
Il mercato, appunto. Negli ultimi dieci anni lo Stabilimento Termale di Arta ha chiuso i propri bilanci sempre in positivo. Mai un conto in rosso. Mai un contributo pubblico. Si stimano utili per 200 milioni all’anno. Il rilancio dell’impianto porterebbe invece a un utile di almeno il doppio, dopo l’entrata a regime di un anno. Al ventottesimo anno di gestione, esso salirebbe addirittura a 12 miliardi. Sempre stando ai modelli matematici di stima della Friulia, ben s’intende. I numeri sono alquanto allettanti e hanno già attratto l’interesse di alcuni privati. Nella realizzazione e gestione delle strutture termali si aprirebbe infatti proprio a questi ultimi, mediante il project financing o una società mista con partecipazione dell’ente anche in minoranza.
E poi c’è la questione concorrenza. Il comparto turistico termale di Arta Terme richiede necessariamente uno sforzo di riqualificazione della propria offerta, anche per garantire una competitività con le stazioni termali del Veneto, del Trentino - Alto Adige e della vicina Carinzia, che hanno beneficiato recentemente di ingenti finanziamenti finalizzati ad ammodernamenti ed ampliamenti. Ecco perchè si insegue una stretta sinergia tra soggetti pubblici ed organismi privati, per attuare al meglio sia la fase di ampliamento del complesso termale, che la gestione dello stesso, in un ottica di correlazione con gli altri soggetti economici del territorio.


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