Treppo Carnico, presentato il libro di Manuela Quaglia ‘No dut al mûr…’
(Celestino Vezzi)

Questo è il titolo del volume, recentemente edito dalla Casa Editrice Vieri Rôl per la Collana ‘I testemonis’, che propone ‘un viaç tal mont das stories contades da nôno Elio dal Codèt’.
La proposta appare quanto mai viva e coinvolgente e ciò grazie alla maestria, alla bravura ed alla innata arte del racconto che è propria di Elio Craighero grintoso e vitale nonno di Treppo Carnico, paesino della Val Pontaiba.
Manuela Quaglia, che da alcuni anni dedica parte del suo tempo a raccogliere la storia viva nella memoria degli anziani, ha curato con particolare affetto la fedele trascrizione di quanto nôno Elio ha tratto dal cassetto dei ricordi. Un’opera importante e significativa quella di Manuela che con il suo fedele ed inseparabile registratore combatte quotidianamente contro il tempo per riuscire a salvare sul ‘nastro’ quanto più possibile di questo patrimonio mnemomico che è vivo e presente solamente nei ricordi degli anziani.
E’ un lavoro, quello di Manuela, non facile perché richiede una grande capacità di comunicazione e soprattutto tanta voglia di ascoltare; è necessario entrare in punta di piedi, con umiltà e rispetto nel loro mondo per dar vita ad un indispensabile rapporto di fiducia. Allora i vecchi, che all’inizio sono timorosi, poi prendono confidenza con l’interlocutore e gli incontri pian piano si trasformano in intensi e profondi momenti di amicizia e stima reciproca.
E’ in questo modo che Manuela ha aperto il cassetto dei ricordi di molti vecchi togliendo dall’oblìo una vasta testimonianza del ricco patrimonio orale presente nella realtà dei paesi della Carnia.
I racconti di Elio dal Codèt sono parte viva della ‘file’ che un tempo, fino a circa cinquant’anni fa, riuniva intorno a sè nelle case la gente del paese; la ‘file’ non era solo un metodo per risparmiare legna, ma un incontro comunitario di rilievo dove i bambini apprendevano il vivere quotidiano, dove avvenivano i primi approcci amorosi, si pregava, si cantava, si lavorava. E’ inutile ricordare che non esisteva la televisione ed il ‘tempo libero’ era dedicato a qualche lavoretto particolare; gli uomini in genere lavoravano il legno, le donne sferruzzavano, filavano, rammendavano e quant’altro: nessuno stava senza far niente nemmeno mentre riposava.
Il trascorrere delle ore era lento e meno male che c’era sempre qualcuno, nella compagnia, che sapeva tener desto il morale e l’attenzione intonando qualche villotta o raccontando storie fantastiche e leggende. I più abili, e nôno Elio di certo è uno di questi, mantenevano svegli piccoli e grandi sciorinando con somma bravura racconti ed aneddoti.
Ogni paese vantava personaggi insuperabili nell’arte dell’infiorare le vecchie storie e spesso questa particolare ‘arte del raccontare’ veniva tramandata di generazione in generazione; in tempi in cui poteva considerarsi un lusso anche viaggiare con la fantasia è evidente che queste persone, dotate di poteri ammaliatori e catalizzatori, godevano di grande stima e considerazione nelle piccole comunità.
Non era raro il caso che la maestria del narratore riuscisse a creare, tra una fase del racconto e l’altra, una tale attesa che la gente durante il giorno lo fermava per strada per poter scoprire in anteprima lo sviluppo della storia. Ma ‘i contestorias’, consci del loro ‘potere’, rinviavano l’appuntamento al momento dell’incontro comunitario ovvero della ‘file’; la fantasia e la capacità espositiva di ogni oratore dava poi la possibilità di allungare, accorciare, arricchire e rendere ancora più attraente ogni singolo racconto.
Spesso i narratori amavano far muovere i personaggi nel paese stesso o nelle località vicine comunque note cosicché il tutto assumeva una aureola di autenticità e di concretezza che dava maggior forza al dipanarsi delle storie.
Anche il tono della voce, la mimica ed i gesti avevano la loro importanza e quindi un bravo ‘contestorias’ sapeva dosare compiutamente i vari elementi in modo di dare il massimo risalto al risultato finale. Il progresso e soprattutto l’arrivo del televisore hanno spento definitivamente questi momenti d’incontro e con essi hanno posto in un angolo anche il ricco patrimonio orale delle leggende e dei racconti popolari.
A Treppo Carnico, grazie a Manuela Quaglia e alla Casa Editrice ‘Vieri Rôl’, detto patrimonio è stato recuperato e raccolto nell’elegante e curato testo ‘No dut al mûr…’ che riporta nella originale variante carnica i racconti di nôno Elio; un’agile traduzione curata da Paolo Paron è un valido supporto per chi non si destreggia familiarmente nella lingua friulana.
Ma il libro, che è arricchito da pregevoli fotografie d’epoca, vanta anche una testimonianza viva ossia il CD con alcune delle più significative storie raccontate dalla voce di Elio Craighero.
Possono quindi riprendere vita e, di conseguenza, essere riproposti e tramandati ai posteri i protagonisti di quelle antiche leggende e racconti che hanno popolato per anni e anni la fantasia popolare.
E anche noi catturati da questa ammaliante sirena potremo di tanto in tanto spegnere il televisore ed immergerci con nôno Elio nel mondo della fantasia; incontreremo ‘Il fioç de muart’ o ci lasceremo prendere dalla ‘Storie di nône Miserie’ e c’immergeremo nel mondo delle streghe e dei malefici di ‘Diaulibus andaribus’.
Un po’ di timore c’incuteranno invece i ‘spiritâts e i danâts’, anime perennemente in pena a causa di una vita non conforme alle regole e così allontaneremo anche ‘l’Orgolàt e la Medace’; ad adeguata distanza osserveremo il drago che da tempo immemorabile ha eletto residenza nelle gallerie delle miniere di Timau e di certo non ci avvicineremo al ‘basilisc’ orrendo e particolare serpente della Val Pontaiba.
Ma il nostro viaggio nel mondo della fantasia popolare e tra le numerose leggende richiede un piccolo sforzo: è necessario riporre in un angolino il nostro orgoglio, le nostre sicurezze, le nostre superiorità, le nostre certezze e ritornare bambini per comprendere a fondo l’elementare trama dei racconti popolari.
Solo così entreremo in sintonia con questo mondo fantastico e riusciremo allora a essere parte attiva nella infinita lotta tra il bene ed il male, tra il buono e il cattivo, tra le forze positive e quelle negative; riusciremo a captare e a fare nostri i semplici, ma importanti messaggi ed insegnamenti che queste leggende non mancano mai di evidenziare.
Con l’animo libero dai molteplici lacci dell’odierna civiltà, in perenne corsa, ci lasceremo coinvolgere e trascinare nel vortice di un mondo che esiste solo nell’infinito, incantato ed affascinante panorama della immaginazione, ma non per questo meno parco di ammaestramenti.
Se riusciremo a trovare la giusta dimensione ed il giusto approccio ciò che ai nostri occhi pareva un semplice passatempo per bambini si trasformerà in un pozzo senza fondo dal quale attingere continuamente utili elementi, consigli e testimonianze.
Sarà quindi ancora più facile capire l’arguzia e la profondità di queste memorie orali tramandate a voce che, cavalcando anni e anni di storia, sono giunte fino a noi fresche come l’acqua sorgiva..
Quanto riusciremo a pescare da quel pozzo ci tornerà utile anche oggi perché la vivacità dei racconti (per esempio quelli del Signôr e San Piêri atorn pa Cjargne), la saggezza dei protagonisti, la sagacia degli attori non mancheranno di fornirci risposte adeguate ai tempi attuali.
Nôno Elio, cantore di chiesa, amministratore comunale e parrocchiale, conoscitore profondo del mondo contadino, lavoratore instancabile, narratore fine ed attento diverrà anche per noi un amico e un compagno di viaggio nelle ore che noi dedicheremo alla sua conoscenza attraverso la lettura dei suoi racconti.
‘No dut al mûr..’, come scrive la curatrice Manuela Quaglia, racchiude la vera essenza di questo libro ed è allo stesso tempo un messaggio di speranza. E’ la speranza di chi, come Elio Craighero, raggiunta l’età della vecchiaia, desidera lasciare a coloro che verranno qualcosa di ciò che custodisce nel suo prezioso scrigno di saggezza.
Elio Craighero “No dut al mûr…” a cura di Manuela Quaglia; Collana ‘I testemonis’ – Casa Editrice Vieri Rôl – pagg.103 – CD allegato – marzo 2001.


< Torna alla pagina di aprile