Corsa in montagna. Paluzza acchiappatutto alla Tre rifugi.
(Vincenzo Mazzei)

A Collina la Aldo Moro-Stratex si è aggiudicata il primo posto sia tra gli uomini sia tra le donne Campioni indiscussi i fratelli Di Centa. Gino Caneva come una scheggia tra i 321 concorrenti

COLLINA – Tre record battuti alla 39» edizione della Tre rifugi attraverso il Tolazzi (quota 1.450 metri), il Lambertenghi-Romanin (1.970) e il Marinelli (2.122), regina di tutte le staffette in montagna, che l’Us Aldo Moro Paluzza-Stratex ha rivinto con il trio-turbo Giorgio Di Centa, Lorenzo Della Pietra e Gino Caneva. Un successo coronato dalla piazza d’onore della squadra 2, in cui assieme al campione iridato dello sci di fondo, il tedesco Muehlegg che gareggia per la Spagna, figuravano anche i fondisti Giancarlo Englaro e Giosuè Barbacetto (allenatore di Johann). Terza la Nuova Aurora-Il maltese con Claudio Amati, Mattia Treve e Francj Teraz (sloveno), che per l’inezia di 4’’ ha negato al club di Paluzza il trionfo pieno, visto che la compagine femminile ha bissato la vittoria dell’anno scorso con il nuovo primato di un’ora 34’35’’ (il precedente era di un’ora 35’25’’). Un primato che nel contempo ha sorriso anche alla squadra di Zuglio (un’ora 35’14’’), grazie alla gagliarda performance che la sua portacolori, Ingrid Puntel, è riuscita a compiere nell’ardita attraversata dello Spinotti (frazione in cui si corre con il caschetto salva-sassi), nella quale ha sfoderato il nuovo record di 31’44’’ contro i 33’46’’ che resisteva dal ’97. Nel terzetto rosa di Paluzza, in cui spiccava il nome della mitica Manuela Di Centa, ritornata all’agonismo tra le montagne di casa dopo dieci anni, ovviamente in senso amatoriale, c’erano la cognata Rosalba Pittino (giunta a 1’17’’ da Ingrid) e Paola Romanin (38» all’arrivo) che nella picchiata del Marinelli ha trovato l’audacia e la grinta per recuperare lo svantaggio che aveva nei confronti della zugliese Paola Nodale. Terza delle formazioni femminili l’Atletica Agordina, che chiuso la prova con un passivo di 9’4’’. Nella squadra rosa dell’anno scorso, l’Aldo Moro vinse impiegando Viviana Druidi nella prima manche. Leader indiscussi della salita fino al passo Volaia sono stati Giorgio Di Centa (31’11’’) e sua sorella Manu (40’10’’, nel ’91, ai tempi d’oro era salita con il record di 36’13’’ tuttora imbattuto), i quali da grandi scalatori di famiglia hanno braccato rispettivamente a metà ascesa il tedescone e Tiziana Di Sessa, che allo sparo erano partiti a mille. Nella discesa l’uomo-jet è stato l’idolo locale, Gino Caneva, che ha portato a termine la frazione in 16’32’’, a 1’30’’ dal vecchio primato di Marino Jussig (15’02’’). «Sarebbe stato fantastico conquistare anche il terzo gradino del podio maschile – commenta il ds dell’Aldo Moro, Andrea Di Centa –, ma ci accontentiamo lo stesso, perché abbiamo vinto una delle più avvincenti e combattute edizioni della Tre rifugi, in cui tutti hanno gareggiato ad altissimi livelli, merito anche della presenza di tanti campioni di sci». Due le migliori squadre extraregionali: il Gs Vigili del fuoco Belluno, quinto, e l’Atletica Agordina, sesta. Tra quelle regionali la Polisportiva Cercivento si è collocata all’ottavo posto con a ruota la Carniatletica. Al 23¼, invece, gli Alpini di Udine, Sabbadini-Tonello-Piussi (un’ora 29’41’’), che hanno dedicato la loro prestazione alla memoria di Elio Cornacchini, morto tragicamente sulla ferrata Senza confini e che era stato protagonista di tante edizioni. Partenti 107 staffette per un totale di 321 concorrenti in rappresentanza di 40 società. La manifestazione organizzata dall’Us Collina si è disputata sotto l’egida del Csi Udine.

Un ritorno a casa per la grande Manu La campionessa azzurra dello sci ha gareggiato con la squadra di “famiglia”

Manuela Di Centa, la grande campionessa azzurra dello sci di fondo (7 medaglie olimpiche e altrettante iridate e due Coppe del mondo), è stata la vedette della Tre rifugi di Collina. Vincitrice tra le squadre femminili assieme alla cognata Rosalba Pittino e alla discesista Paola Romanin, aveva corso la salita al passo Volaia nel ’91, stabilendo il primato di 36’13’’ tuttora imbattuto. È un ritorno all’agonismo? «Assolutamente no – ribatte la carnica –. È stata soltanto un’occasione e un dovere verso una squadra di famiglia che ha sempre amato la montagna e che era zoppa di un’atleta, per cui ho accettato volentieri di correre. Ma, a parte l’aspetto agonistico, ho sentito il grande piacere di ritrovarmi tra le montagne di casa insieme con tanti amici, in primis con mio padre e mia madre che non venivano alla Tre rifugi da diversi anni».Quella del ’91 è stata una prestazione che poi le ha portato fortuna nello sci. «Sì, da allora effettivamente è cominciata la mia grande carriera. E visto che mio fratello Giorgio è stato il primo al Volaia, come me nel ’91, gli passo idealmente il testimone, perché ha senz’altro i numeri per diventare un campione di livello mondiale». Quali sono i suoi futuri programmi in televisione? «La trasmissione Linea bianca su Raiuno che andrà in onda sabato primo dicembre, con la quale si festeggerà l’anno internazionale della montagna». Come ha visto questa staffetta da componente del Cio e della giunta nazionale del Coni? «In modo strano, ma anche affascinante, perché da dirigenti si capiscono meglio la fatica e l’impegno degli atleti».

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