«Caseifici della Carnia in crisi»
(Gino Grillo)

L’allarme rilanciato da Ovaro dal presidente del consiglio provinciale Fabio D’Andrea. Spese troppo alte e difficoltà nella commercializzazione del latte. Consorzio sotto accusa.

In difficoltà il comparto del latte e dei caseifici in Carnia. Lo ha constatato e sottolineato il presidente del consiglio provinciale Fabio D'Andrea che con l'assessore alla montagna e all'agricoltura Vittorio Cairoli si è incontrato con i responsabile del Caseificio di Luincis di Ovaro. Qui è stata rilevata la grave difficoltà del settore lattiero caseario. Difficoltà che sorgono dalle difficile commercailizzaione del latte e dei suoi derivati, oltre che dalle enormi spese che debbono sostenere i caseifici per la raccolta del latte su un vasto territorio di montagna, con borgate e frazioni molto decentrate. A ciò bisogna aggiungere i tagli della finanziaria regionale ceh ha tolto i contributi per la raccolta ed il trasporto del latte. Per farvi fronte il consiglio di amministrazione del Caseificio di Luincis ha proposto alle varie amministrazioni comunali di divenire soci sovventori del Caseificio stesso, oltre che cercare una sinergia fra tutti i caseifici della Carnia, in modo di differenziare e qualificare la produzione e di conseguenza la commercailizzazione dei prodotti. A tale proposito si è anche discusso del ruolo del Consorzio Carnia, che appare ancora inadeguato alle esigenze dei caseifici carnici. I due uomini politici alla fine hanno assicurato il loro interesse per il comparto, garantendo il sostegno per eventuali inizative tendenti al rilancio del settore, rilevando l'importanza dell'economia agricola per la montagna, intesa come cura del territorio e dell'ambiente. «Sarà nostro impegno - ha concluso D'Andrea - sensibilizzare l'assessore regionale competente affiché vengano riconosciuti agli agricoltori di montagna particolari incentivi, in considerazione delle condizioni proibitive in cui operano». Un differenziale in questo periodo più che mai da riconoscere, pena la chiusura di gran parte delle stalle, anche con pochi capi, che costituiscono l'ossatura dell'economia agricola montana.

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