Il Diavolo del Fontanone

Lungo la strada verso il Passo di Monte Croce Carnico, superato l’abitato di Timau, alla tua destra, c’è il Fontanone, sorgente d’acqua che sgorga zampillante dalla base dal massiccio del Pizzo Camoscio e, al centro, un sasso con scritto TIMAVO CARNICO. Si narra che, nei tempi lontani, nel Fontanone vivesse un diavolo, certa gente diceva un drago, che era molto cattivo e non voleva che gli abitanti portassero le mucche ad abbeverarsi a quella fonte. Un giorno, questo malefico drago decise di avvelenare le acque del Fontanone.
I pastori del luogo portarono, come sempre, a dissetare le mucche, perchè non sapevano che il diavolo voleva eliminare le bestie che si abbeveravano; così le mucche si ammalavano e, dopo alcune ore, morivano tra atroci sofferenze. I pastori andarono in paese ad avvisare i proprietari delle mucche, di non andare ad abbeverare le bestie perchè il Fontanone era stato avvelenato. Così i pastori non sapevano cosa dare da bere alle bestie.
 
Un giorno passarono per Timau, San Ermacora e San Fortunato che stavano andando in Germania; vennero a sapere che c’era un diavolo che aveva avvelenato le acque. Benedirono il Fontanone e il diavolo sparì, facendo un rumore assordante, emanando bagliori e lasciando dietro di sè un fetore nauseabondo di zolfo. Il giorno dopo San Ermacora e San Fortunato dissero agli abitanti di bere l’acqua, ma loro non vollero, credendo che fosse ancora avvelenata.
Prima bevve l’acqua San Fortunato e non morì, allora tutti la bevvero e ringraziarono San Ermacora e San Fortunato. Il diavolo non potè più avvelenare l’acqua, perchè era scomparso grazie all’intervento dei due santi.
Elisabeth Matiz
 
 NOTE
 
La sorgente del Fontanone è situata lungo la strada nazionale che conduce al Passo di Monte Croce Carnico, alle falde della massiccia “Creta di Timau”. Le acque spumeggianti scendono a valle tra grossi macigni, su uno dei quali, ben visibile, è stato scolpito il nome di TIMAVO CARNICO, che ricorda il Dio “Timavus” al quale, ancora al tempo dei romani, le antiche genti italiche pagane, costruirono altari vicino alle sorgenti di certi fiumi.
I Timavi nella nostra regione sono tre, avendo in comune che sgorgano impetuosamente dalla viva roccia:
il Timavo Carsico, breve fiumicello vicino a Trieste ricordato anche dal poeta Virgilio;
il Timavo Cellina, quello vicino a Maniago;
il Timavo Carnico che ora porta il nome di Fontanone.

Da sempre la forza dell’acqua del Fontanone viene utilizzata dall’uomo per alimentare opifici strettamente collegati alle attività e alle esigenze dei valligiani. Inizialmente si trattava di un mulino e di una segheria di proprietà della Chiesa e al servizio della collettività.
Tipo di opificio: mulino e segheria ad una corrente.
Corso d’acqua utilizzato: Fontanone.
Documenti ed investiture: prime notizie verso il 1300; proprietà della Chiesa.
21 ottobre 1774 - Investitura al Comune di Timau (Meriga Nicolò Unfer, Gastaldo
Giobatta Campeis);
29 novembre 1860 - Mulino e segheria semidistrutti da un incendio vengono ricostruiti;
1930 - Demolizione dell’antico mulino e ricostruzione di un altro di cui conservasi solo l’edificio

Tipo di opificio: mulino ad un palamento con ruota a pale.
Corso d’acqua utilizzato: Fontanone.
Documenti ed investiture:
29 ottobre 1798 - Investitura a pietro Primus dal Gastaldo Giobatta Campeis;
5 gennaio 1829 - Rinnovo investitura a Pietro Primus;
1924 - non viene più menzionato.

Nel 1901 i soci fondatori della S.E.C.A.B. danno vita ad una Cooperativa con l’intento di utilizzare
le risorse idriche della Valle del Bût per ottenere l’energia necessaria per lo sviluppo economico
della zona.
Nel 1913 viene costruita e messa in esercizio la centrale al Fontanone di Timau: Paluzza, Treppo
Carnico, Ligosullo e Cercivento hanno, per la prima volta, la luce elettrica che viene erogata solo
nelle ore notturne.
 
 
Su pa strade ca va sul pass, subit dopo il paîs di Tamau, a diestre, a si juot il Fontanon, un flum di aga ca ven fûr da mont e tal miec al è un clap cun scrit sora TIMAVO CARNICO. A si conte che tai timps lontans tal Fontanon a disevin ch’al vives un gjaul, cualchidun al diseve ch’al fos un drago, une vore trist e ca nol voleve che la int dal paîs a puartas las vacjes a bevi dulà che a nasseve che frescje aghe. Une dì chest malefic gjaul, al à decidût di invalegnâ las aghes dal Fontanon. I pastôrs a puartavin las vacjes a gjavâ la seit, parceche a no savevin che il malefic gjaul al voleve fa murî las besties ca bevevin tal Fontanon; cussì las vacjes a si malavin e, dopo dôs ores, a tiravin i sghirez tra grandissims mai. I pastors a son lâz biel ‘suelz in paîs a visâ i parons das vacjes di no puartâ a bevi las besties parceche il Fontanon al ere stât invalegnât. Da chel moment la int a no saveve plui ce dâ da bevi a chês biades besties. Une dì su la strade par lâ in Gjermanie, a passin par Tamau San Ermacora e San Fortunât e a vegnin a savei che un gjaul al veve invalegnât las aghes. Subit ai àn benedet las aghes dal Fontanon e il gjaul al è sparît in t’une fumete, fasint un rumôr fuartissim, mandant lusôrs e lassansi daûr une puce di infiern.
La dì dopo i doi sanz àn det a int dal paîs di bevi l’aghe, ma lôr no la volevin, crodint ca fos inmò invalegnade. In tun prim timp al beif l’aghe San Fortunât e nol mûr, alores duc’ la bevin e a rindin gracie ai doi sanz. Il gjaul di che volte a nol pos plui invalegnâ l’aghe parceche, in gracie dal intervent dai doi sanz, al si ere sindilât.
Elisabeth Matiz - Daiana Seletto
 
 
Avn bei as aufn geat afta Heacha, cbint nooch Tischlbong, av daina reachta, iis dar Fontanon, a groasar pruna as ausar schprink var bont untar da Ganzbisa unt in da mita is a groasar schtaan unt drauf criim TIMAVO CARNICO. Ma darzeilt as deijoar in Fontanon a schiachar taivl drina hott gleipt, asar viil znichta iis gabeisn unt asar nitt hott gabelt as da tischlbongara soiara chia tatn gian basarn.
An toog isar gonz zoarni gabeisn unt mitt znichtickait hottar is bosar vargiftat. Da hirtn as nizz hont gabist bos ear hott ckoot gatoon, hont glaich is viich pfiart basarn nor honza cpirt as nooch zbaa schtuntn senza chronch boarn unt nooch a baila, mitt groasa bearna, senza vareckt. In biani zait ola da hirtn van doarf hont gabist bosta is gabeisn passiart unt honzi pfrok bosa hiatn colat viarn basarn is viich. An toog sent af Tischlbong virpaai gongan da zbaa hailin Ermacora unt Furtunaat as in Taic hont ckoot zan gian unt sent cheman zan beisn as dar taivl da basar hott ckoot vargiftat; da zbaa hailin sent noor avn plozz gongan unt min gapeet honza gabichn da basar van Fontanon. Af deen dar taivl iis varsghbuntn unt hott hintar iin aa groasis voiar unt aan groasn schtonck va varprent glosn. In ondarn toog da zbaa hailatn hont zok in lait zan trinchn, ovar deing honzi niit varsichart, nor dar Ermacora unt dar Furtunaat hont gatrunchn unt sent nitt ctoarm, noch soian ola da lait zoma min viich honzi varbasart unt viil padonckt da zba hailatn as in taivl hont varpont.
Martina Muser

< Torna alla pagina delle leggende